martedì 10 aprile 2012

Guerra, pace, e io


Il merito che deriva dalla lettura del grande quadruplice mattone in lingua (aiutato da una vetusta traduzione "capolavori Sansoni" del '65) si è sbiadito a causa dei sei mesi che mi sono occorsi: praticamente, la durata della campagna di Russia. Quasi un parto, ecco.

In Guerra e Pace mi sono identificato con tanti personaggi: a tratti, col Principe Andrej e con Pierre, persino con la bella Elena e anche un po' con quel delinquente di suo fratello. Non mi sono identificato con Nikolaj, molto diverso da me. Per quanto riguarda Kutuzov, ci sto pensando. Napoleone ne esce distrutto, e comunque non l'avevo mai avuto in simpatia.

Tolstoj poteva risparmiarsi i quattro quinti delle sue teorizzazioni sulla storia - si ripete, si ripete e si ripete. L'epilogo dei buoni sentimenti davanti al focolare domestico, poi, è insopportabile. Insomma, si poteva fare a meno di un trecento pagine, e Guerra e Pace avrebbe comunque mantenuto la sua reputazione di opera monumentale. E io, in queste vacanze pasquali, avrei letto qualcos'altro.

In alto si vede il famoso grafico di Charles Joseph Minard che mirabilmente riassume il disastro francese. Ho scelto un'immagine con una buona definizione: se la si seleziona diventa molto più chiara.

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