domenica 13 gennaio 2013

Accorpamento delle province? No grazie


L'accorpamento delle province di Monti era una pessima idea: per fortuna è caduto il governo. Il punto di partenza di una riforma non può che essere l'accorpamento dei comuni, ed è semplicemente impossibile parlare di riorganizzazione (o eliminazione) delle province senza dire che cosa si vuol fare dei comuni.

E' deprimente che il dibattito su una questione così importante sia in mano a chi davvero non pare essere in grado di ragionare adottando un punto di vista di sistema.

Incappo nel blog di Antares, un piccolo centro di ricerca collegato all'Università di Bologna, e leggo un intervento di qualche mese fa. Cito:

"Ciò che le esperienze europee insegnano è che il livello di partenza per una riforma dell’assetto amministrativo è quello dei comuni, cioè il livello più prossimo al cittadino nell’erogazione di servizi pubblici. Questo tipo di riassetto in Europa è spesso stato regolato dall’alto. I paesi dove è avvenuto il consolidamento più radicale sono il Regno Unito, la cui riforma risale agli anni ‘70 e i cui comuni hanno oggi una dimensione media di 158 mila abitanti; la Danimarca che ha ridotto i propri comuni del 64% in un solo anno portandoli ad una dimensione media di 55 mila abitanti; la Germania che negli ultimi quattro ne ha ridotto il numero ad un ritmo del 7% annuo. In Italia attualmente abbiamo 8.092 comuni, numero pressoché stabile dal 1961 e la dimensione media è di 7 mila abitanti."

Sempre più mi convinco che per scovare pensate non banali e conformiste, nell'Italia conformista e banale di questi anni, si deve andare a frugare tra i sussurri di chi quasi non ha voce.

Regioni, provincie e comuni. In attesa di una grande riforma. Centro Studi Antares, 22 ottobre 2012.

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