domenica 1 marzo 2020

India



L'India è uno schiaffo in faccia che fa imbestialire e offende. Ossessionata dall'idea di purezza - caste e intoccabili e terrore delle mestruazioni - è il paese più sozzo che abbia mai visitato. In alto, l'affluente-fogna che si riversa nel Gange, a Varanasi, poche centinaia di metri a monte dei ghat e dei bagni purificatori.

L'India è oltre un milardo e trecento milioni di persone, sempre più inurbate. E' città insopportabili per congestione, inquinamento, e rumore continuo di clakson. A Varanasi, in riva al Gange, quel rumore ossessionante non arriva. Ho camminato avanti e indietro, sotto un sole a picco e con un'aria di grande calma. A Varanasi mi sono riposato.


C'era l'occidentale che a pagamento faceva la puja. Tanti anni fa un mezzo-finto-sadhu a Pushkar mi mise qualcosa in testa, quasi di forza, e al suo chiedere soldi lo guardai offesissimo e gli dissi: ma come, non dovresti: è sbagliato mischiare la spiritualità coi soldi! E' bello dare lezioni di spiritualità a un sadhu.


Tante persone, facce, corpi, che mi sono incantato ad osservare. Li metto in fila.


Nel tardo pomeriggio, il cricket sui ghat. La riva del Gange è bella anche perché sembra che vi avvenga un po' di tutto, che in qualche modo sintetizzi tanti aspetti della vita.



Sono due i ghat dove bruciano i corpi. Ho solo registrato un'immagine d'insieme, qui sotto.


E solo nel mio ricordo rimarrà, per sempre però, il lungo tempo che ho trascorso mentre, costruita la pira, vi han messo sopra un corpo avvolto in un sudario, e poi alcuni tronchi sopra quello, e infine han dato fuoco.

Verso sera, il cielo era pieno di aquiloni.


La mattina successiva ho fatto due passi altrove. C'era una mucca malformata, con un zampa in più. Le portano in giro, hanno un valore particolare. E' la terza mucca a cinque zampe che incontro, in India.


Dei signori respiravano e forse meditavano.


Gente che faceva le sue cose.



Ho visitato Sarnath, non lontano da Varanasi, dove Budda tenne il suo primo sermone. Poi ho trascorso 22 ore su un treno che mi ha portato a Calcutta.


Usciti dalla stazione, l'immagine che si riceve di Calcutta attraversando il ponte di ferro sul fiume è potente.



Era da molto che volevo arrivare a Calcutta, che mi è apparsa piena di energia.



Questa è un'immagine di Subhas Chandra Bose. Fu un personaggio controverso.


Ho visto numerosi manifesti di opposizione alle nuove leggi di cittadinanza.


Sto presentando il viaggio senza un vero ordine. Prima di Varanasi mi ero fermato a Khajuraho. Basti una foto (ma significativa) dei templi coi bassorilievi erotici, che comunque sono impressionanti.


Questa forma dei monti si trova spesso in Asia. Vorrei che un geologo me la spiegasse.


Visitati i templi, ho battuto la periferia e la campagna.


Ho camminato per numerosi chilometri.

Sono stato a un matrimonio, di gente ricca ed ospitale convenuta a Khajuraho un po' dappertutto, Australia inclusa. Il turbante credo che mi doni.

E prima di Khajuraho ero stato a Jhansi


Vicino a Jhansi c'è la reggia di Orchha, realizzata da una specie di vassallo (per quanto, pare, abbastanza battagliero) dei Mughal.

Dentro a uno dei numerosi palazzi, delle donne al lavoro.

ù

Mi piace fotografare chi lavora.


Ho camminato molto, sotto il sole.




Sono tornato a Jhansi con un Ape Piaggio (che ha una fabbrica in India). All'andata dentro a un Ape eravamo 11, al ritorno un po' meno.


Eravamo fermi a un passaggio a livello.



A Jhansi era arrivato da Agra, dove ero già stato un paio d'anni fa. A una trentina di chilometri si trova la reggia di Fatehpur Sikri, che fu fatta costruire da Akbar verso la fine del XVI secolo. Akbar fu un personaggio molto interessante. A un certo punto cercò di operare una sintesi tra le quattro religioni: musulmana, induista, buddista e cristiana. All'interno della reggia si trova l'edificio dove svolgeva le riunioni coi rappresentanti di ognuna di esse.

C'erano capre e turisti che si fotografavano. E io che fotografavo le capre e i turisti. Forse, dietro a me, qualcuno ha fotografato me mentre fotografavo.



Ho camminato per il paese sottostante. Guardando queste foto per la prima volta ho riceuvto un'impressione strana: come se stessi vedendo quanto fotografato per la prima volta, come se per tutto il tempo in India abbia tenuto gli occhi chiusi.


Avevo iniziato il viaggio da Delhi, che è andata in fiamme poco dopo il mio ritorno in Italia, a causa di quel che tradizionalmente qua chiamano "communal riots", "a permanent black eye on the face of Indian democracy". Così in questo articolo sul New Yorker, a firma Isaac Chotiner. E una bella intervista al giornalista indiano Raghu Karnad e spiega bene come oggi in gioco ci sia un'idea di India, tra le due che si sono sempre fatte battaglia.

E Gandhi osserva, nella Delhi dove fu assassinato da un fanatico Hindu. A mostrare che il movimento nazionalista hindutva, oggi vincente, ha radici lontane.


L'idea dell'India: come entrarci, come esserne parte, e forse come uscirne.


Ho messo un punto in ogni luogo dell'India che ho visitato, tutte le volte che ci sono stato. Dopo ogni viaggio mi sono detto che sarebbe stato l'ultimo, per via di quello schiaffo in faccia che ti dà. Ma perversamente l'India ti attira e vi torni.






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