E' un appuntamento annuale. Nel 2009 non partecipai, ma loro andarono sugli appennini tra Bologna e Modena. Nel 2010, andammo sulle orme di Dino Campana.
Il 2011 fu l'anno del Gran Sasso. Nel 2012 saltammo. L'anno scorso, in una interpretazione estensiva dell'idea appenninica, percorremmo la metà sud del GR20, in Corsica.
Quest'anno, la Majella. A fine giugno.
L'appuntamento con Antonio e Juan Carlos era a Ciampino.
Con la Dacia Rossa là mi dirigo.
Dapprima mi dedico a un'indagine sulla cultura dell'E45, dell'autostrada, e del Grande Raccordo Anulare. I progetti di ricerca bisogna saperli scegliere.
Questo è un cesso di valico.
Sostando lungo la E45 ci si può anche arricchire.
Per strada c'è Tivoli. A Tivoli c'è la villa di Adriano, un imperatore che non disprezzo.
Cartolina da Tivoli.
La Villa Adriana è veramente grande.
I romani erano dei grandi costruttori di cupole.
Erano i classici, anche nell'idea che avevano del culo.
Antinoo era l'amasio di Adriano.
Mi colpisce molto l'utilizzo ripetuto, quasi ossessivo, di mattoni a sezione quadrata posti in diagonale.
Torniamo alla cultura stradale. Poesia all'uscita dell'autostrada, quando già si annusa la presenza del Grande Raccordo.
Non avevo mai guidato sul Grande Raccordo. Ne riceviamo vibrazioni bellissime, la Dacia Rossa e io.
Raccolti gli spagnoli a Ciampino, ci dirigiamo a Popoli. Questo è già il giorno dopo, perché a Popoli arriviamo molto tardi.
Juan Carlos e la tecnologia italiana.
Da Popoli attacchiamo i monti, dal versante settentrionale, con impeto.
Lasciata la Dacia Rossa in luogo convenuto, ci dirigiamo verso il Monte Amaro lungo il crinale.
Si sale.
Sino a incontrare la neve.
La valle dell'Orfento è bellissima.
Superata la linea del bosco, il paesaggio, dichiaran le guide del parco, diventa lunare.
Da quando non si pagan più le pellicole, si scatta un gran numero di foto.
Col teleobitettivo si vede il bivacco sulla cima del Monte Amaro, ancora molto distante.
Juan Carlos resiste al vento, che è fortissimo.
Un bellismo catino glaciale.
Un camoscio osserva il bellissimo catino glaciale.
Siamo quasi arrivati.
Siamo arrivati.
La notte cambia il tempo. Piove, anche dentro al rifugio. Il vento è fortissimo. Dentro al bivacco il rumore è tale, che per parlarsi si deve urlare.
La mattina ci prepariamo con cura. Scrutiamo la carta e fissiamo un incrocio di sentieri sul gps, con tutta l'attenzione possibile.
Della prima parte della giornata abbiamo poche foto. Questo sono io, appena uscito dal bivacco, dopo il mio tentativo di tornare dentro per attendere che il vento si plachi.
Qui, come si nota dalle facce distese, siamo già più rilassati.
Vaghiamo a lungo, alla ricerca di un sentiero inesistente. Infine, lo ariamo coi nostri piedi volitivi.
Qui però siamo ancora del tutto persi.
Infine, si vede la valle.
Dopo aver arato volitivamente un sentiero, creandolo tra le rocce, si somiglia a "il brutto e il cattivo" di Sergio Leone. "Il buono" è quello che fa la foto.
Eccoci arrivati alla strada. Ancora qualche chilometro a piedi per giungere alla nostra meta, Lama dei Peligni.
Un paese con le sue specialità.
La mattina seguente ci dirigiamo verso Fara San Martino, dove pranziamo bene, e apprendiamo tutto sulla pasta De Cecco. Lì vicino si trova un interessante antico monastero antico. Ce lo fa visitare il gentilissimo Giuseppe.
Giuseppe è anche l'autore dell'unica foto di noi tre.
Il monastero si trova all'inizio di una valle stretta e bellissima che porta al Monte Amaro.
Proseguiamo per il paese di Pennapiedimonte.
Un sentiero lungo costa e con tanti fiori.
Io ho un animo molto sensibile che mi porta a fotografare i fiori. Complice il fatto che non si paga più per le pellicole.
A Pennapiedimonte col cemento armato non hanno avuto falsi pudori. Inoltre, e a maggior merito, vi han costruito un parcheggio.
Nel paese vi sono molti angoli leziosi. Questo è il balconcino della mia cameretta.
Il terrazzo di Pennapiedimonte. Prima dell'ultima salita.
Quando qualcuno fa pipi, bisogna sempre guardargli le spalle.
La Dacia Rossa ci ha atteso per tutto il tempo.
Così si chiude l'anello. Antonio e Juan Carlos tornano in Spagna. Io a casa. Son tanti anelli che si intersecano e poi si chiudono.
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