giovedì 19 gennaio 2012
The King of Bain
E' una corsa ad ostacoli: ogni giorno decidere che cosa ignorare per potersi dedicare alle cose veramente importanti (per esempio: Vasia, il mio nuovo folk-rapper personale, o i titoli zigotici generativi, e poi la cosmic habituation). Non guardare la televisione aiuta (chi è Vespa?), ma le trappole sono ovunque. Insomma, le presidenziali americane, ho deciso, non mi riguardano.
Questo detto, Whem Mitt Romney came to town, prodotto da una "Super PAC" che supporta Newt Gingrich, è da vedere. Scrive Steve Coll di "The New Yorker":
"Yet to dismiss “King of Bain” because it selects facts, distorts history, and tugs unrelentingly on the viewer’s emotions would be to overlook other interesting aspects of the film. “King of Bain” is to the Super PAC era of political distortion what “Apocalypse Now” was to Hollywood’s era of the auteur director: an apotheosis of inspired excess, and a marker of the times we inhabit.
Il problema è che le presidenziali, prima o poi, ti risucchiano. Wooosh! Com'è che diceva il mai dimenticato candidato Perot? "A giant sucking sound".
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