venerdì 31 dicembre 2021

Prepararsi


Due acquisti per l'anno che verrà. Maschere FFP2, quantità, 50, colore, blu.



Poi ho deciso che il 2022 sarà l'anno dell'Onegin di Puskin, dato che chiunque capisca qualcosa di Russia sostiene che senza quello davvero ti manca un pezzo. Edizione bilingue con traduzione a lato, libro grande e spesso, utile anche come arma se tirato con mira. Le occasioni non mancheranno. Per indossare le mascherine, intendo. E buon anno a tutti.

lunedì 13 dicembre 2021

Cipollino


"Allora, giovane, mi segui o no?"  

Così la Talpa a Cipollino, che si infila nel tunnel e scappa dalla sua cella, facendo infuriare il Cavaliere Pomodoro. 

Continuo a leggere Cipollino, che non è storia, ma gran romanzo di popolo, nel tandem linguistico russo/italiano con una simpatica signora che vive a Tambov. La scelta è sua e la ringrazio per avermi fatto riscoprire Gianni Rodari, e scoprire questo libro che non avevo mai letto. Cipollino è un vero capopoplo, e l'umanità v'è tutta: i potenti, gli oppressi, i servi e i ruffiani.

martedì 7 dicembre 2021

Je suis bibitaro

Ancora una volta un politico si è riferito negativamente al lavoro del "bibitaro" (venditore di bibite), giudicandolo non prodromico alle alte fatiche dello statista. Mi sono rammentato che anch'io fui bibitaro, e non me ne vanto perché fu con scarso onore. Per evitare futuri ricordi col contagocce, metto in fila tutte le mie migliori esperienze professionali. Tra il serio e il faceto: è tutto vero, ma in un paio di casi si trattò di carriere tanto brillanti quanto fulminee.

BIBITARO E PANINARO. In gita autogestita in prima superiore, con Luigi riempimmo i tascapani per vendere con sovrapprezzo  ai compagni di classe, sul treno, diretti a La Spezia-Cinque Terre. Eravamo adolescenti problematici, marginali, e in cerca di rivalsa.

RACCOGLITORE DI MONETE ALLA FONTANA DI TREVI. L'ho raccontato qui.

OPERAIO METALMECCANICO. Per due mesi, tra la 2a e la 3a liceo. Con i soldi racimolati ricattai i miei: o la 4a negli Stati Uniti, o mi compro una Laverda 125-4 tempi. Scelsero la prima e così sono ancora vivo, perché in moto ero disastroso.

CUCITORE DI VESTITI PER BAMBOLE (giuro). Vigeva una sorta di cottage system. Se non ricordo male, per 5 lire a pezzo. O erano 25. Macchina taglia-cuci marca "Rimoldi", ancora ricordo.

DISTRIBUTORE DI VOLANTINI. Sempre con Luigi e per molti mesi, avevamo forse quindici anni, lavoro minorile "in nero". In un'occasione dovevamo distribuire volantini della Democrazia Cristiana all'entrata di una fabbrica (Mangelli, a Forlì). Lui si rifiutò, obiettò insomma, forse così riscattandosi della disonorevole esperienza da bibitaro. Io no, ed è per questo che non diventerò mai ministro.

Quel politico non ha usato il termine "bibitaro" in modo generico, ma si è riferito più particolarmente alla vendita del chinotto. E se non altro per questo avrebbe fatto meglio a tacere: perché sul chinotto l'ultima parola la dissero gli Skiantos, in una canzone di tanti anni fa. 

Un altro paio di "mestieri" li ometto, perché non sono sicuro che siate pronti.

domenica 28 novembre 2021

Le guerre puniche

 In seguito a lamentela ministeriale si è avuta una querelle sulle guerre puniche (vedi foto). Provando per esse un certo affetto, l'ho presa un po' sul personale. 


Mette l'accento su diverse questioni importanti: per esempio, il ruolo che giocò l'innovazione tecnologica - tema che al ministro, se non altro per dovere isttuzionale, dovrebbe esser caro.

Annoto un paio di questioni ulteriori. Primo, l'aspetto strategico, di cui si tratta in un bel libro di Basil Henry Liddell Hart che lessi anni fa, Scipio Africanus: Greater Than Napoleon (*). Liddell Hart fu un militare e teorico di strategia militare. All'indomani del disastro strategico che fu la Prima guerra mondiale combattuta in trincea, lui ed altri si interrogarono su come condurre la guerra in modo diverso. Fu in questo contesto che per esempio nacquero le teorizzazioni sull'uso autonomo della forza aerea (a produrre, poi, quell'altro tipo di orrore che sarebbero stati i "bombardamenti strategici"). Liddell Hart in particolare si concentrò sull'idea di "approccio indiretto": se A vuole conquistare B, non seguirà la linea diretta, "a la Clausewitz", ma passerà per C. E così studiò Scipione, che giudicò esemplare di tale punto di vista strategico.

E poi, consiglio la lettura di Polibio, di cui in calce riporto un'antica analisi di quel che oggi chiameremo un processo di globalizzazione. 

Studiare le guerre puniche insomma serve: per ragionare di strategia, di innovazione tecnologica e, si veda sotto, di globalizzazione. E inoltre, l'Italia in un certo senso vende le guerre puniche al mondo, considerando l'importanza del turismo internazionale "culturale": si deve conoscere il proprio prodotto, sia per piazzarlo, sia per innovarlo - per aumentarne il valore aggiunto e per renderlo più sostenibile.

Non sono sicuro che il dibattito scaturito dalla presa di posizione del Ministro Cingolani sia servito. Certo, ha indotto a "ripassare" le guerre puniche, che male non fa. Forse, ha permesso di argomentare, correttamente, che la contrapposizione tra saperi è improduttiva. Ma non mi pare che sia servito a Cingolani e al suo ministero, che avrebbero un interesse a promuovere altre discussioni. Perché l'attenzione del pubblico è limitata, e va utilizzata e indirizzata con cura.

Ora, Polibio.

Anteriormente a questi avvenimenti le vicende delle varie parti del mondo erano per così dire isolate le une dalle altre, poiché i fatti erano tra loro indipendenti quanto ai piani, alle conseguenze, ai teatri di attuazione. Dopo questi avvenimenti invece la storia viene a costituire quasi un corpo unitario, le vicende dell’Italia e dell’Africa settentrionale si intrecciano a quelle dell’Asia e della Grecia e i fatti sembrano tutti coordinarsi a un unico fine” (Polibio, Storie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1955, p. 5.)

E si veda inoltre, a p. 218. “Ai giorni nostri, invece, in Asia per merito della conquista di Alessandro, negli altri luoghi grazie al dominio dei romani, quasi tutte le regioni sono divenute accessibili, per mare o per terra: gli uomini d’azione sono liberi, ormai, dall’ambizione della carriera militare o politica, quindi dispongono di ogni possibilità di dedicarsi allo studio e alla ricerca”.

Riportando questi brani (in questo libro, p. 199) aggiungevo: "Il giudizio di Polibio sulle mutate motivazioni dell’agire umano, e sulle conseguenti ricadute positive di queste sulla ricerca scientifica e sulla produzione culturale, era forse eccessivamente ottimistico, ma indubbiamente moderno. Polibio descriveva un “uomo nuovo”, non pressato dall’ambizione e dalle esigenze economiche e per questo in
grado di dedicarsi alla fruizione e alla produzione di beni immateriali. Quel che oggi chiameremmo un prosumer, metà tra producer – l’attività di ricerca – e consumer – lo studio. Sul concetto di prosumer,
si veda l’opinione di Derrick de Kerckhove, Derrick de Kerckhove, The Skin of Culture: Investigating the New Electronic Reality, Somerville, Toronto, 1995; trad. it. La pelle della cultura. Un’indagine sulla nuova realtà elettronica, Costa & Nolan, Genova, 1996. Anche de Kerckhove, come Polibio, è assai ottimista." 

(*) Titolo originale: A Greater than Napoleon: Scipio Africanus; W Blackwood and Sons, London, 1926; Biblio and Tannen, New York, 1976)

domenica 31 ottobre 2021

Manager di utility magnetica


La seconda volta che andai a Roma avevo 14 anni, in un viaggio molto intricato di cui taccio, a parte il dettaglio seguente. Andai anche alla Fontana di Trevi e mi misi ad osservare un ragazzetto, poco più di un bambino, che aveva un filo e una calamita e cercava di raccogliere monete dall'acqua. Ora sarebbe impensabile, ma allora il luogo era meno presidiato di oggi, o forse dato che era un bambino lo lasciavano fare. Chissà, ma non stava raccogliendo nulla, attaccai discorso e gli proposi un fifty-fifty

Per breve tempo fummo soci in affari e qualcosa mi pare raccogliemmo, per cui, nella mia biografia professionale su Linkedin, oltre a "distributore di volantini" (vero, c'è), dovrei aggiungere "Manager di utility magnetica in water company dal rilievo multinazionale".

A Roma si sono incontrati per il G20, e i grandi capi hanno tutti lanciato nella fontana una monetina coniata apposta (foto in alto). I mestieri si possono abbandonare col tempo, ma conserviamo le professionalità acquisite: io di quelle monete saprei occuparmi. 

mercoledì 27 ottobre 2021

Vecchie storie di corruzione

Sto sistemando gli appunti. In un libro del 1978 (*), Susan Rose-Ackerman cita un articolo pubblicato due anni prima nel New York Times, in cui si parla di corruzione nel settore della sanità in Europa. Mi ha punto curiosità e l'ho reperito. Sono gli anni dello scandalo Lockheed, e si afferma, per quanto riguarda la corruzione da parte di imprese farmaceutiche statunitensi in Europa:

"A former executive of one American company—who demanded anonymity before discussing the subject—said recently that there have been payoffs here, but that they are “nickels and dimes compared to the aerospace industry”, which has been capturing the blackest headlines lately. Indeed, the Lockheed Aircraft Corporation alone has admitted to almost half again the worldwide total of payments disclosed by American drug companies."

La tangente del vicino è sempre più grande, chissà. Ma ecco la parte che riguarda l'Italia:

"In Italy, according to a former company executive who worked there for years, a dozen drug manufacturers, including some American companies, once banded together to back an industry‐sponsored bill in the Italian Parliament that would have allowed manufacturers to sell their nonprescription products in supermarkets and other retail outlets. There, they would no longer be subjected to price control.

The companies were assessed $80,000 each, according to the source, with the $1 million to be put into a war chest of the Christian Democratic party.

The Government fell before the bill would be enacted, and it could not be determined definitely whether money, actually changed hands. But the informant said it “undoubtedly” had, A Milan executive who was said to have made the financial arrangements now works for a different company in the same city. Efforts to reach him were not successful.

Again in Italy, according to a source familiar with the situation, one multinational company got authority, after bribing fiscal inspectors, to sell throat lozenges—at import prices—that it then arranged to make locally at low cost. The practice was said to have continued for around 15 years in the 1950's and 1960's before the company decided it should “regularize” its position.

Another industry source said “bribes” of a few thousand dollars were all that was needed in Rome to get full copies from the Ministry of Health of new drug registration files. This eased the way for “pirates,” usually small manufacturers to deal in products based on patent infringement. Italy has had no drug patent legislation, which, according to the source, “has made the country into a Jungle.”"

Drugs in Europe: Collision of Interests, di Clyde H. Farnswort. 21 marzo 1976.

Rose-Ackerman, Susan. 1978. Corruption: A Study in Political Economy. New York, NY: Academic Press. 

sabato 23 ottobre 2021

Gli scenari bizzarri aiutano

Quest'anno ho introdotto il corso di "Data Analysis" ai miei studenti presentando la Fallacia di Massimo Cacciari, che ha a che fare con una"distorsione campionaria" tra chi era vaccinato e chi no, come osservata alcuni mesi fa - i vaccinati erano più anziani, quindi più a rischio, e per questo non confrontabili se non tenendone conto (in modo non del tutto banale).

L'altro giorno ho sollecitato i miei studenti a riflettere su un quesito ulteriore. Supponiamo che i dati mostrino che la percentuale di chi si ammala tra i vaccinati è superiore a quella tra i non vaccinati (nota: i dati dicono l'opposto, ma supponiamo). Supponiamo anzi di effettuare il confronto tra due gruppi, vaccinati e non vaccinati, paragonabili almeno per età, ed eventualmente per altre condizioni di rischio legate alla condizione di salute della persona. Non incapperemmo quindi nella "Fallacia di Massimo Cacciari" di cui sopra.

Potremmo concludere che i vaccini "non funzionano"? 

No. Potrebbe ben essere che i vaccini funzionino, ma che i vaccinati, sentendosi più al sicuro, rischino di più. E, per quel che vale l'aneddotica, questo esempio è nato in una discussione a cena tra amici, tutti vaccinati, seduti attorno a un tavolo al chiuso e senza mascherina.

Ma attenzione: supponiamo il contrario, ovvero che lo stesso confronto di cui sopra mostri che ci si ammala di meno coi vaccini (e questo dicono con nettezza i dati). Possiamo concludere che essi funzionano? In un certo senso, anche in questo caso, no: non posso escludere a priori che siano i non vaccinati a comportarsi più imprudentemente dei vaccinati (che so, perché credono che il Covid sia un'invenzione), e che sia tale differenza nel comportamento medio dei due gruppi a determinare la loro propensione maggiore ad ammalarsi, e non i vaccini.

Per determinare se i vaccini funzionano, la strada maestra è quella degli esperimenti "controllati" ("Randomized Controlled Trial", o RCT), dove, tra l'altro, chi partecipa non sa se la puntura ricevuta era di vaccino o di placebo (proprio per evitare che modifichi il suo comportamento in seguito, inficiando l'inferenza causale). In un contesto non sperimentale invece... sono disponibili varie tecniche, tutte almeno un po' problematiche, per tener conto di cosa possa andare storto nell'inferenza di effetti causali (di un "trattamento", del vaccino, insomma), quando le condizioni dei "RCT" non sono verifcate. 

Nel caso specifico, già sappiamo che i vaccini funzionano in seguito a tali "RCT", e tale conoscenza ora possiamo unire all'evidenza non sperimentale accumulata per tentare di affinare la nostra comprensione del fenomeno.

Il punto è, e ne segue l'istruzione agli studenti: dobbiamo raffigurarci tanti scenari che descrivano cosa può accadere: nella selezione, o autoselezione, del campione; nei comportamenti rilevanti e di come questi possano dipendere dall'essere, o non essere, nel campione. Anche pensare agli scenari non plausibili, e a volte volutamente bizzarri, aiuta a  meglio afferrare la natura del problema.

Inoltre, pensare a scenari bizzarri, e a volte surreali, migliora il buonumore; ma questo è altro discorso che agli studenti non faccio.

lunedì 18 ottobre 2021

Ricerca scientifica: cosa ricercare? così, a caso

La scienza non è neutrale, influenzata com'è sia dai rapporti di potere, sia dalle idiosincrasie dei nostri processi cognitivi e delle motivazioni che informano le nostre scelte. Una di esse riguarda di cosa occuparsi e che cosa ricercare. Nella mia vicenda personale è stato tuto determinato dal caso. E qui ci si può fermare, perché già il concetto l'ho espresso, e che potremo mai aggiungere, di fronte al caso. Valga, il breve schizzo seguente dell'aleatorietà scientifico-esistenziale che mi ha sempre governato, come esercizio di memoria.

***

Avrei voluto studiare sociologia all'università, e non so bene se fosse perché mi interessava, o perché l'università era a Trento, sulla strada per Monaco di Baviera, dove stava la morosa. Poi ci si lasciò,  ripiegai a Bologna e mi trovai a fare altro. E ci sarebbe spazio per una serie di considerazioni che ometto per carità verso me stesso.

Mi sono occupato di diversi temi, ma in questi ultimi anni le mie ricerche solo riguardano la corruzione. Non ci arrivai per afflato etico e desiderio di contribuire all'estirpazione di tale mala pianta, ma per puro caso: molti anni fa bussò alla mia porta una collega statunitense. Cercava certi dati, che io avevo, e le raccontai di un certo mio lavoro non pubblicato. Mi disse che i risultati potevano essere interpretati come una misura di corruzione. Degli studi sulla corruzione non sapevo assolutamente nulla, ed iniziai ad occuparmene. Altri avvenimenti all'incirca casuali fecero sì che continuassi, nel corso degli anni e un po' a ondate, in una specie di catena in cui una coincidenza tira l'altra. Una ciliegia che tira l'altra: metafora appropriate perché di ciliegie sono golosissimo. 

Per lunghi anni mi occupai di econometria: tesi di laurea, di dottorato, e persino due gradini di carriera accademica. Il tutto senza neppure un segnale di sindrome dell'impostore, essendo sempre stato convinto che gli impostori sono gli altri. Come arrivai all'econometria? Me lo ha ricordato, recentemente, la morte di un brillante inventore britannico, Clive Sinclair, e c'entra anche la morosa che viveva a Monaco di Baviera. E' un altro caso di aleatorietà scientifico-esistenziale, e forse di altro che, nuovamente, ometto per carità verso me stesso. Ma le righe precedenti bastano e concludono, e addentrarsi nell'ulteriore memoria che segue non è necessario.

***

ZX Sinclair Spectrum, 1982.
Nell'estate dell'83, a Londra comprai il mio primo computer, un Sinclair ZX Spectrum,  invenzione di Clive Sinclair (nella foto, in basso, dentro a una delle sue numerose invenzioni).

Avevo appreso un po' di linguaggio Basic l'anno prima a scuola, ad Atlanta, e diciasettenne ero tornato dall'America "fidanzato" con A*, tedesca che era stata studentessa in una High School non lontana dalla mia (tra Pennsylvania e New Jersey, perché  ad Atlanta non era finita benissimo). Eravamo persino andati insieme al Prom, io, con uno smocking preso in affitto.

A* era tedesca, i genitori erano separati, e il padre era un dirigente dei servizi segreti - o qualcosa del genere - della Repubblica Federale. La madre era molto simpatica e liberale, e viveva in una bella casa a sud di Monaco, dove in numerose occasioni fui ospite: Bologna-Monaco col treno delle 11 di sera, che arrivava la mattina alle sette.

La madre era molto interessata al gioco d'azzardo. Con un gruppetto di sodali, tra i quali un simpatico austriaco rappresentante di macchine da scrivere ("di transizione", con un piccolo schermo a led, che certo non le salvò dall'imminente estinzione), si erano convinti che al casinò di Baden, a sud di Vienna, certi numeri alla roulette uscissero con maggiore probabilità rispetto ad altri, per via di certe  imperfezioni dovute allà vetustà del piatto. A turno registravano i numeri usciti, di nascosto, perché nei casinò chi prende nota non è apprezzato.

El Dorado, Vienna
    Trascorsi da loro le vacanze di Natale dell'83, a diciotto anni appena compiuti. Un giorno col BMW dell'amico austriaco partimmo per Vienna. La sera loro andarono al casinò, ma A* non era ancora maggiorenne e noi non potevamo entrare. Ci lasciarono in una enorme piscina - tante piscine - che si chiamava El Dorado, coperto da una piramide in vetro. C'era un bar con gli sgabelli in acqua, ci sembrò di essere fighissimi e fu molto divertente.

Rientrati da Vienna, trascorsi ancora diversi giorni in quel paese da ricchi nelle prealpi bavaresi. Sul tavolo nella sala c'erano alcuni libri di statistica che si era procurato il simpatico austriaco, per cercare di interpretare i risultati che provenivano dal casinò. Vi si trovavano dei simboli strani e mai visti (le sommatorie) e non ci si capiva nulla. Se un certo numero era uscito più frequentemente degli altri, sotto quali condizioni sarebbe stato sensato giocarlo? Nessuno aveva una risposta. 
Clive Sinclair. 1984.
Da "The Guardian"

Tornato in Italia, all'inizio del 1984 mi misi all'opera.


Non sapevo nulla di statistica, ma tempo prima avevo comprato sottocosto un libro di statistica della Open University. Non trattava l'"inferenza" e in particolare il tema che mi sarebbe servito e che si chiama "verifica di ipotesi" (trascurando eventuali e rilevanti considerazioni di ordine diverso), ma raccontava le principali distribuzioni di probabilità e, tra queste, la binomiale, che c'entrava. Ci pensai e ci ripensai, e alla fine risolsi con un ragionamento che proponeva (e me ne sarei reso conto un paio d'anni dopo, frequentando un corso universitario), quel che si chiama "verifica di ipotesi". Lo trasposi in un programma in Basic che faceva i conti con il mio nuovo computer. Calcolava, senza che io sapessi che cosa fosse, il "p-value": la probabilità che, nel caso il piatto della roulette sia perfetto, un certo numero esca almeno con una certa fequenza.

Dalla Germania, A* mi inviò i risultati finali del periodo d'osservazione nel casinò di Baden. Feci fare i conti al computer, e il responso fu che il numero uscito più frequentemente non era da giocare, perché non era poi così improbabile che si osservasse un esito di quel tipo anche in presenza di un piatto perfetto. Lo scrissi, ma non mi ascoltarono, e in seguito mi riferirono che perdettero. 

La mia scienza fu insomma inutile in quell'occasione, se non a permettermi di dipingere una ruota da  pavone che si estendeva sino a oltre il Brennero. Ma se tutto questo non fosse avvenuto probabilmente non sarei finito a fare il mestiere che faccio. Forse avrei frequentato sociologia a Trento? Vero è che, negli ultimi anni, mi sono interessato sempre meno di metodi quantitativi, di economia, e sempre più di sociologia. Forse quel che ho raccontato non basta per capire come sia finito, dove son finito, e dovrei scavare più in pofondità: dopo l'econometria, l'economia, la corruzione, e la sociologia, penso che mi manchi giusto la psicoanalisi.

Sir Clive Sinclair Inventor who brought pocket calculators and the earliest accessible computers into British homes. Stephen Bates, The Guardian, 17 settembre 

lunedì 13 settembre 2021

Appunti di economia dei media, e mai più

"Appunti di economia dei media": rivistili ora dopo un anno, ho compreso che rappresentano il punto di massima vicinanza che mai raggiungerò rispetto alla scrittura di un manuale di economia. L'ho compreso perché, a distanza, meglio osservo come sia cresciuta negli anni la mia tendenza a divagare. 

Alle "discipline" ormai non credo più, e se comandassi io riorganizzerei tutta la didattica universitaria, trasformandola da verticale, per filiere del sapere, in orizzontale, per collegamenti e, appunto, divagazioni. Da svolgere - e lo affermo ben rendendomi conto di quanto l'idea sia poco originale - all'aria aperta, camminando, anzi, marciando.

Sono buoni motivi sia perché io non comandi un bel nulla, sia perché mi (si) tenga ben alla larga dalla manualistica.

Questo è: quasi 90 pagine, e come ho detto si intitolano "Appunti di economia dei media" (file PDF), ma potrebbero intitolarsi in tanti altri modi non tutti confessabili in pubblico.

giovedì 2 settembre 2021

Ufficio mobile

 

Il telefono, che ogni tanto mi manda cose sua sponte, mi ha incollato da solo queste foto di ieri pomeriggio tardi, formando un panorama a 180 gradi del mio ufficio mobile sui colli. Essendo mobile, il mio ufficio è un po' lì e un po' altrove e, in un certo senso, è dappertutto.

Se all'Università di Bologna comandassi io toglierei l'ufficio a quasi tutti, e abbatterei tanti immobili, a creare spazio per un'ambiziosa espansione del giardino botanico.

I professori li manderei a camminare in quel grande bosco che si formerebbe in centro, allietati da piante aromatiche, o se preferiscono sui colli, come faccio io ora. Con libro o tablet in mano, e autorizzazione rettorale a parlare ad alta voce anche da soli.

Migliorerebbe l'Università e anche la città, che come sciame si espanderebbe su più vasta area, e quasi inebriata, come polmone vivo, respirerebbe i refoli che salgono dal centro di quelle piante molto aromatiche di cui ho detto.

E' che a Bologna manca fantasia.

mercoledì 25 agosto 2021

Roditori mostruosi e lotta di classe

Mi ero perso l'audio virale della "Cheta [snob] de Nordelta". Una che, vivendo nell'esclusiva gated community di Nordelta di Buenos Aires, si lamentava perché vi abita anche gente volgare che non condivide i suoi "valori morali e estetici".

Ora a Nordelta sono invasi dai Carpincho, i roditori più grandi del mondo che pesano sino a 60 chili. In realtà ci sono sempre stati, ma mai così numerosi e aggressivi: avrebbero iniziato ad azzannare i cani da passeggio. Il problema è che il loro habitat naturale è stato progressivamente distrutto, e loro si arrangiano come possono, chez les riches

Chi a Buenos Aires vive in quartieri più volgari rispetto a Nordelta pare che si stia divertendo:

"Los roedores han protagonizado cintos de bromas y memes virales en los que se los ve leyendo El capital, convertidos en Marx-Pincho, armados como guerrilleros, respetando la distancia social mejor que los humanos o propuestos como candidatos para el aún no existente billete de 2.000 pesos por ser 'patriotas de la naturaleza argentina'."

Anche qui, molto lontano, si simpatizza coi roditori.

Una invasión de carpinchos agita la guerra de clases en Argentina. Mar Centenera, El País, 25 agosto 2021.

sabato 21 agosto 2021

L'impero del dolore


Ho terminato di leggere "Empire of Pain" di Patrick Radden Keefe. E' la storia della famiglia Sackler, a partire dal fondatore della dinastia, Arthur, e dei suoi fratelli, sino alla  catastrofe provocata dalla loro Purdue Pharma, produttrice dell'Oxycontin.
Spero che questo libro venga presto tradotto in italiano. Qua da noi, mi pare, in pochi hanno contezza dell'entità del problema della tossicodipendenza negli Stati Uniti, che in buona misura è stata provocata dalle strategie di vendita criminalmente spregiudicate di alcune imprese, e della Purdue Pharma prima di tutte. 
Il libro è un esempio di quel che dovrebbe essere il giornalismo investigativo: estremamente rigoroso, con un apparato di note imponente, e ben scritto. In Italia ci sarebbe un gran bisogno di libri così. Mi rendo conto che certa cialtroneria giornalistica che si riscontra da noi è anche spiegata dall'entità del mercato: il costo fisso per scrivere un libro di tale qualità è accettabile solo se vi è un'attesa ragionevole di vendere un numero di copie incompatibile con la dimensione del mercato italiano. Ma la qualità, se non la si pratica, non la si conosce, e i buoni esempi non sono mai inutili.
 
Leggendo questo libro ci si pone una domanda: se con Oxycontin l'unione di "Big Pharma" con autorità pubbliche accondiscendenti e corrotte ha creato un tale disastro, perché ora dovremmo fidarci dei vaccini per il Covid? Io, che dei vaccini mi fido, credo di avere una risposta. Sarebbe bello spostare un po' il dibattito per tentare di osservare la questione dei vaccini, per così dire, di lato. Anche per questo spero che "L'impero del dolore" venga tradotto presto, anzi, che qualche editore abbia già acquisito i diritti.

domenica 8 agosto 2021

Covid e ginocchia

Si sa che il Covid è bastardo e ha effetti variabili e sorprendenti: ad esempio, a me ha preso alle ginocchia. Infatti, siccome durante l'inverno scorso le piscine erano chiuse per causa del Covid, non potendo alternare il nuoto con la corsa solo correvo, e correvo quasi tutti i giorni. Può essere che i miei problemi alle ginocchia non derivino solo dal Covid, ma anche da un grado di stupidità, e però da null'altro.

In questi due giorni, con un bel giro in montagna, ho voluto mettere alla prova quei due snodi sia là in basso, sia di cui sopra. Il piano originale era di disegnare un grande anello sino all'Abetone, lungo almeno tre giorni e dormendo per terra. Dovevo andare con A*, che però ha fiutato il pericolo e ha accampato sofisticate scuse. Come dargli torto: il pezzo forte è stata la notte sotto la pioggerellina, in mezzo alle nuvole che il vento sbatteva contro il crinale dove mi trovavo. 

Qui sotto c'è una testimonianza del risveglio di questa mattina, dopo che laboriosamente mi ero desquamato di dosso il sacco a pelo fradicio. Termina con una vista di quel che si vedrebbe se si vedesse qualcosa: un giro d'orizzonte che include il Corno alle Scale, la stupenda foresta di Mandromini, e si chiude a ovest con le Apuane.


In quella minuscola radura protetta da alberi bassi e piegati dal vento avevo sostato più volte in passato, e anche trascorso la notte. Così appariva ieri sul far della sera.



Non avevo però mai dormito  sotto la pioggia,  avvolto in un foglio di plastica troppo piccolo, ne' lì ne' altrove, e mi pento di non aver fatto prima un'esperienza che davvero raccomando. Di più: sono convinto che uno Stato che si rispetti dovrebbe ordinarla a tutti i suoi cittadini, almeno una volta, sia perché tonifica, sia perché di questi tempi arricchirebbe il dibattito democratico sulla cosiddetta "dittatura sanitaria", aumentando i poli delle permutazioni consentite. Si o no, a vaccino, lasciapassare verde, e notte per terra sotto la pioggia? E' un dibattito che va alimentato e arricchito.
***
Ieri, lunga camminata da Porretta Terme. Quello sotto è il Passo del Cancellino, sul quale ho una mia teoria di cui scrissi qui, ed uno dei motivi per cui mi piace andarci.

Oggi, lunga discesa per tornare a Porretta, per altra strada e passando per Monteacuto, alla cui fontana sempre mi fermo per leggerne la storia rimata.

Se qualcuno volesse ripetere, ma tutto e per filo e per segno, che se no alle ginocchia non serve, questo è stato il percorso.

mercoledì 4 agosto 2021

L'abbiamo fatto volare

 
E l'Italia fece volare Gurbanguly Berdimuhamedow, presidente del Turkmenistan, su uno dei suoi "caccia leggeri" M346-FA. Chi, sbagliando, non segue le peripezie del Presidente Berdimuhamedow, non potrà apprezzare sino in fondo questa testimonianza (il video in alto).

E' arrivato in bicicletta (sul retro si intravedono due C-27J da trasporto, sempre italiani e anche loro da poco consegnati al cliente asiatico) e ha decollato, verosimilmente con un pilota di Leonardo ai comandi.

Alla fine dell'avventura, due avieri sembrano essere molto d'accordo con quanto il Presidente ha da dire sull'aereo, al quale dà una manata affettuosa, come credo si faccia coi cavalli.

E di cavalli lui se ne intende: si veda al minuto 11:00 qui sotto, dal "Last Week Tonight with John Oliver" (2019; l'episodio è raccontato in Sovietisan, di Erika Fatland). 


lunedì 2 agosto 2021

Russia: lo era

Lo scorso gennaio scrivevo che la Russia è il Paese più trasparente del mondo. Mi riferivo alla presenza di media sofisticati e alla disponibilità (in buona misura grazie alla corruzione) di banche dati riservate  molto utili per realizzare eccellenti attività di giornalismo investigativo. 

Risulta che "lo era". In questi mesi il governo ha stretto i bulloni (*), intraprendendo azioni giudiziarie strumentali verso giornalisti indipendenti per render loro la vita impossibile. Dopo aver tentato di assassinare l'oppositore Navalny - fatto, mi pare, provato oltre a ogni ragionevole dubbio - lo ha messo in galera, dichiarando illegale il suo movimento. 

La Russia continua ad affascinarmi. Da un lato, una gran forza governativa pare indicare che, lassù, tutto è possibile. Allo stesso tempo si osserva tanta debolezza, come è emerso in modo palmare nella gestione (o non gestione) della pandemia. Non si sono avute reali misure di contenimento anche per non creare malcontento, che sarebbe inopportuno tanto più ora, con le importanti elezioni legislative del 19 settembre alle porte. E il prezzo in termini di mortalità è stato spaventoso: a fine anno i morti potrebbero avvicinarsi allo 0.5% della popolazione (qui). 

Le statistiche ufficiali manifestano una forma di strabismo. Da una parte vi sono i dati chiaramente mendaci sui morti giornalieri. Si è evitato, per così dire, di disturbare il popolo, i cui umori il Cremlino scruta sempre con attenzione. Ma il senso di falsa sicurezza diffuso da quei dati verosimilmente ha contribuito ad aumentare il numero dei morti: in queste pagine, alla fine quasi sempre mi occupo di dati, ed eccone allora una nuova categoria: "i dati che uccidono". 

Dall'altra parte si hanno le statistiche, altrettanto ufficiali, sulle "morti in eccesso", il cui contenuto è ben diverso: ad oggi si è avuto oltre mezzo milione di morti (qui). Equivale allo 0.35% della popolazione; in Italia, dove la popolazione è sensibilmente più anziana e quindi più vulnerabile, siamo forse allo 0.25%. E fuori di polemiche nostrane su questo o quel politico, da noi le cose sono andate molto male ma, anche rispetto al male, in Russia si è avuta una catastrofe.

E' sorprendente la tolleranza della Russia verso la morte dei suoi cittadini, la cui aspettativa di vita alla nascita, del resto, è di oltre dieci anni inferiore a quella degli italiani (dati del 2019). Malgrado tutto questo, o forse chissà anche per questo, che interessante che è la Russia. Ma quante morti, sempre, e quanto dolore.

(*) Mi segno l'espressione in russo, che sempre dimentico, e che qui si spiega simpaticamente: Закручивать гайки

giovedì 29 luglio 2021

Massimo Cacciari come caso di studio

Il 22 settembre alle 11 tornerò in classe, corso in "Data Analysis". Ho deciso che inizerò proponendo agli studenti il "Caso del filosofo Massimo Cacciari", rappresentato da una delle "domande alla scienza" che giusto a ieri ha formulato riguardo ai vaccini Covid (*). Più che di domande si tratta di insinuazioni, e una semplice ricerca su Internet avrebbe consentito di trovare risposte autorevoli se non a tutte, a diverse. Ma ai miei studenti, di sei domande, sottoporrò solo l'ultima:

 "6) [Risponde alla realtà o no] che in Israele e in Gran Bretagna molti dei decessi nell’ultimo periodo sono di persone che avevano già ricevuto la doppia dose è una fake news?"

A questa aggiungerò la mia:

Quale grave errore sta  commettendo Cacciari, nel momento in cui, formulando la sua domanda, implicitamente ci informa di ritenerla rilevante?

Massimo Cacciari è vittima di una nota fallacia, e un corso in "Data analysis" (o statistica, per parlar come si mangia) ha il dovere di allenare gli studenti a smascherarla prontamente.

E' chiaro dove sta l'errore? Se si, bene, e fine. Se no, si veda sotto al titolo: "Distorsione da selezione del campione" (o in inglese: "sample selection bias"). 

Distorsione da selezione del campione

Supponiamo che la metà della popolazione sia vaccinata.

Supponiamo che si osservi che il 70% delle persone entrate in terapia intensiva nel corso dell'ultima settimana è vaccinata (nota: numero inventato). Quindi, la risposta alla 6a domanda di Cacciari è "SI" - si noti in particolare che 70% > 50%, e non solo sarebbero "molti", ma relativamente "di più" rispetto alla percentuale dei vaccinati.

Possiamo concludere che il vaccino "non funziona"? NO.

Il motivo: il 50% dei vaccinati non è stato scelto a caso, con una lotteria, ma (almeno in gran parte) seguendo un criterio di priorità, che dipende dalla vulnerabilità al Covid (dalla "probabilità di finire in terapia intensiva, se si è contratto il Covid", poniamo). Prima gli anziani, eccetera. Per cui, quel 70% di per sé non direbbe assolutamente nulla, e per trarre conclusioni circa l'efficacia del vaccino i dati vanno trattati in altro modo. La domanda di Cacciari è irrilevante, e punto.

Può apparire ovvio, ma il problema della "distorsione da selezione del campione", che così si chiama, a volte in un certo senso "si nasconde" e necessita di un occhio allenato per essere individuato. Ecco un altro esempio, forse un po' meno semplice del precedente.

Supponiamo di leggere sul giornale (come a volte capita) "La laurea vale "tot" Euro al mese", conto fatto confrontando lo stipendio mensile di giovani laureati (poniamo, a 30 anni), con giovani non laureati della stessa età. 

Dov'è l'errore? E verosimilmente, il vero "valore" della laurea sarà più alto o più basso rispetto a quel "tot"? (**)

Suggerimento: qui la distorsione non è "da selezione", ma da "autoselezione" - che potrebbe esserci anche nel caso dei vaccini, essendo possibile che, poniamo all'interno di una certa fascia di età "autorizzata", si vaccinino con maggiore frequenza le persone che si considerano più vulnerabili.

Io ero rimasto all'idea che la filosofia dovesse un po' insegnare a pensare, ma avendo letto il filosofo Massimo Cacciari, ho capito di sbagliarmi.

(**) Essersi dedicato a simili problemi di "stima" di tali effetti ("for his development of theory and methods for analyzing selective samples") valse a James J. Heckman il premio Nobel in economia del 2000.

sabato 24 luglio 2021

Ivo Dimchev

 
 "In the past few years, Dimchev, an openly queer artist in a relatively conservative and patriarchal country, has improbably become one of Bulgaria’s most famous singer-songwriters."

The Extravagant Exuberance of Ivo Dimchev, di Dimiter Kenarov. The New Yorker, 23 luglio 2021. 

E' fantastico.

venerdì 16 luglio 2021

Francesco Giavazzi e io



Mi si chiede: ma tu, quando iniziasti a usare la posta elettronica?

Ci penso su: nei primi mesi del 1988 mentre, 22enne, scrivevo la tesi di laurea. Il dipartimento, tutto il dipartimento, aveva due "caselle" di cui ancora ricordo il nome: T73BOS21 e T73BOS23. Non era Internet, ma una rete IBM che si chiamava Earn-Bitnet, e noi ci si arrivava per il tramite di una linea telefonica dedicata col Cineca, dove si approdava a un IBM3090 VF (lo usai per una tesi di laurea che rischiò di essere letteralmente infinita: vedi qui).

Nessun docente del dipartimento allora utilizzava la posta elettronica, ma col tempo i più vispi iniziariono a usare, per così dire in condominio, quelle due caselle di allora. Le ho cercate su Google, ed ecco che cosa ho scoperto: condivisi l'email con Francesco Giavazzi, e aggiungo tale evento a una lunga lista di notizie bizzarre e degne di nota: "nata mucca con due teste"; "fulmine ha bruciato un albero a rami alterni".



domenica 11 luglio 2021

Resoconto domenicale

In questa calda mattina domenicale, la coda di paglia fermenta e dimenandosi s'impiglia nella sindrome dell'impostore, che però non riguarda me ma voi che leggete e che, vivaddio, qualche domanda dovreste iniziare a porvi.

Premesso quindi che i problemi sono vostri, riconosco che la coda di paglia in fermentazione merita un modicum di autoanalisi, nel dar conto di cosa sia riuscito a combinare nel corso degli ultimi mesi. Con quel che sto scrivendo (qui, qui e qui) ormai da tre anni sguazzo, felicemente ma in alto mare: ho contato 300 pagine,  tanto e troppo, ma alto mare è, e con onde.

Però, dando un'occhiata a quanto ho scritto, sono rimasto molto soddisfatto almeno per la scelta di quelle frasette altrui che si mettono in cima ad ogni capitolo, per anticipare sinteticamente l'idea che seguirà. La mia preferita è il giudizio del narco "El Chaposugli Stati Uniti: “not better than any other corrupt country”. 

Se pur in fieri, l'opera già si dimostra utilissima, permettendomi di raccontare che sto lavorando, e di giustificare qualsiasi lettura che mi incuriosisca e che pretendo sia indispensabile per continuare a scrivere (e negli ultimi mesi belle cose ho letto, e vorrei raccontarne qua, ma son già stanco).

Aggiungo che quel che ad oggi ho scritto, come tutte le grandi opere è già macchina complessa che travalica se stessa, essendo straripata là fuori dove fa molto caldo. Solo devo prestare attenzione, perché mi pare che anche lei stia iniziando, per via del caldo, a fermentare.

martedì 6 luglio 2021

La lunga notte dell'Università di Ferrara

La scorsa settimana mi ha cercato un/a dipendente dell'Università di Ferrara per chiedermi consiglio su cosa fare. A me, che con tale Università non c'entro nulla, se non perché in passato ho chiesto chiarezza sulle gravi accuse di frode scientifica rivolte al suo rettore, Giorgio Zauli (senza mai proncunciarmi sul loro merito).

Siccome non è la prima volta che accade, metto qui in chiaro la risposta che do a tutti in questi casi (ferraresi e non solo), chissà che qualcuno voglia risparmiarsi in futuro la fatica di contattarmi: mettete in fila, in un documento intendo, i fatti di cui siete a conoscenza. Se ritenete che vi siano notizie di reato, segnalatele alla Procura della Repubblica. Alla Corte dei Conti si possono inviare segnalazioni anonime, per eventuali possibili danni erariali, per esempio. E io non sono un giurista: parlate con un avvocato e usate molta prudenza. Non fate chiacchiere, che non son mai belle: attenetevi ai fatti e solo a quelli.

Così ho appreso delle elezioni per il nuovo rettore, o rettrice, che si terranno domani. I candidati sono il Prof. Paolo Pinton e la Prof.ssa Laura Ramacciotti. 

Tutti e due vollero "esprimere solidarietà al Rettore Giorgio Zauli in merito ai recenti e reiterati attacchi comparsi sulla stampa nei suoi confronti." Qui c'è la lista, di cui occupano, rispettivamente, la posizione n. 261 e n. 270.

Fu un attacco alla libertà di stampa, utilizzando peraltro risorse istituzionali dell'Università di Ferrara, da parte del potente contro ai deboli (principalmente, un giovane giornalista locale che tenne la schiena diritta e fece il suo lavoro). Fu una schifezza vile e spregievole: la notte dell'Università di Ferrara durerà ancora a lungo.

 

venerdì 25 giugno 2021

Tutto trova un senso

Nel 1986 seguì un corso in economia industriale presso l'Università di Bologna. Siccome il professore titolare si trovava impegnato a presiedere, a Roma, i gangli del parastato, il corso era insegnato da due giovani accademici. Uno, morto abbastanza tempo fa, finì come commissario all'Antitrust. L'altro è ora ministro della Repubblica. Quel corso avvantaggiò e rese felici tutti, professori e studenti, gli uni perché lavorarono poco, e gli altri anche. 

Dei due giovani docenti, uno insegnava per aneddoti, tra i quali i segenti.

"I detersivi sono tutti uguali. Le diverse marche si differenziano solamente per i diversi colori delle palline colorate che ci mettono dentro". 

"Ragazzi, non credete a chi vi dice che il nucleare è pericoloso. E' invece sicurissimo".

Questa verità fu proferita in un giorno di aprile del 1986 e pochi giorni prima del disastro di Chernobyl. Ogni volta che mi capita di pensare a quel professore sento il dovere di eseguire un discreto ma energico gesto apotropaico.

L'altro giovane professore era un bravo affabulatore. Ci fece una bella lezione sulla "scienza della complessità", una disciplina secondo la quale le cose non sono semplici come qualcuno ritiene bensì complesse. Al termine della lezione, con la timidezza che si conviene a uno studente ignorante, mi avvicinai per chiedergli dei riferimenti più precisi su tale "scienza della complessità" a me ignota, e qualche consiglio di lettura. Intravisi in quel sapiente uno sguardo un po' perso, e con eloquio inferiore rispose più o meno che non aveva di che rispondermi e che le sue erano considerazioni di ordine generale.

Quel corso in economia industriale si avvalse della presenza di molti docenti ospiti, che permisero sia a noi studenti di capire meglio come gli aneddoti spieghino il mondo, sia a quei due professori di alleviare le loro fatiche.

Un giovane apparteneva alla stessa "squadra" del decano impegnato, a Roma, a privatizzare l'industria nazionale. Promessa dell'economia italiana teorica e pratica, era specializzato nello studio di una tecnologia di punta. In seguito gli fu "fatto il concorso", come usava (e a volte usa) dire, per farlo diventare "ricercatore". Si narra che consegnò il foglio in bianco, malgrado la domanda posta fosse generale e, secondo i critici invidiosi forse perché senza concorso "fatto", ineludibile. Con una certa costernazione, i suoi sponsor ripiegarono dapprima facendolo assumere tecnico laureato, procurandogli però a rapido giro il passaggio a ricercatore. Da noi però l'esperto in tecnologia di punta non durò molto, e dapprima si diresse verso un Ente (per coincidenza, parastatale) che tale tecnologia promuoveva a beneficio del bisognoso Mezzogiorno, per poi approdare, con logica fattivamente applicativa, a una una nota Compagnia di Bandiera, che si apprestava ad onorare lo Stato italiano lasciando, nei suoi bilanci, imperituro ricordo. 

Avemmo anche invitati esterni all'accademia. Ci venne a trovare un manager della Comau, un'impresa Fiat (ora FCA) di automazione industriale. Ed uno di Sorin biomedica che ci raccontò allora - ripeto, era la primavera del 1986 - che il cancro sarebbe presto stato sconfitto (come promettevano gustamente, ci fece notare, certi manifesti che si trovavano allora in giro per Bologna), grazie anche a semplici analisi diagnostiche del sangue.

Era così, quel corso in economia industriale: regalava sicurezze confortanti un po' su tutto, dal nucleare al cancro, passando per i detersivi sottomarca che tanto sono uguali agli altri, e che se io continuo a comprare, è proprio grazie ai miei studi universitari. Sono trascorsi trentacinque anni da allora, e se questa mattina ho ricordato e ricostruito questi episodi insignificanti è per via di quel che poco fa ho letto casualmente su The Guardian:

Blood test that finds 50 types of cancer is accurate enough to be rolled out Diagnostic tool being piloted by NHS England shows ‘impressive results’ in spotting tumours in early stages. Di Nadeem Badshah, 25 giugno 2021.

Insomma, avrebbero finalmente sviluppato quel test per il cancro che mi fu allora annunciato. E, dopo trentacinque anni di vita nazionale, di politiche industriali, e di politiche tout court, tutto trova un senso.

giovedì 24 giugno 2021

All'Università di Bologna stiamo eleggendo

All'indomani del primo turno delle elezioni rettorali all'Università di Bologna, "La Repubblica" poteva forse impegnarsi di più per scovare fotografie un po' meno "sfortunate" dei due candidati che andranno al ballottaggio. O forse meglio così, e anzi, siccome di foto infauste tutti ne abbiamo, potremmo metterci d'accordo di pubblicare solo quelle, con smorfie, ghigni e aria stralunata: per vie traverse potrebbe uscirne qualcosa di buono.

I candidati erano cinque. Diligentemente ho partecipato agli incontri durante la campagna elettorale e mi è parso che il livello quest'anno fosse alto. Forse anche per questo, il risultato di ieri è stato abbastanza equilibrato, con i primi due candidati esclusi non lontani, per numero di voti, dalla Prof.ssa Finocchiaro, che si è piazzata prima, e dal Prof. Molari, secondo a scarsa distanza.

L'elezione rettorale è quasi l'unico caso di reale democrazia nell'università italiana (vedi qui per quanto riguarda il Senato accademico). Qualche giorno fa un caro amico che insegna nel Regno Unito, mio ospite, mi ha aggiornato su come van le cose là, dove il delirio manageriale ha mietuto danni enormi. Apprezziamo quel che abbiamo, ancora, di buono.

mercoledì 19 maggio 2021

Esco dall'UFO

 

Novità sorprendenti sugli UFO. Gli Stati Uniti ammettono che vi sarebbe un gran numero di avvistamenti del tutto inspiegabili, e così inaspettatamente sdoganano una tribù di personaggi notoriamente molto bizzarri che sostengono, anche loro, di aver visto i "dischi volanti".

Tra questi, io, e colgo l'occasione per uscire non dall'armadio, ma dall'UFO. Avevo forse 14 anni e stavo osservando il cielo con un piccolo telescopio insieme a un amico, al quale ieri ho inviato un messaggio per celebrare la nostra riconquistata normalità psichica.

Mi risponde, lui che ora è un affermato giornalista, "Non ho mai avuto dubbi. Abbiamo visto di striscio una flottilla sopra la scala". Non dirò certo come si chiama quel mio compagno di osservazioni ed avvistamenti; non sia mai che nuove e più prudenti rivelazioni, tra qualche tempo, ci facciano ritornare nel mondo degli scemi, dove io non ho problemi a stare, ma lui, chissà.

domenica 16 maggio 2021

Come giudicare i dati

Amo twitter, grazie al quale seguo soprattutto media esteri, e anche ricevo qualche eco di quel che accade in Italia. Scrivo cose bizzare: per esempio ieri ho diffuso il testo, in russo, di una canzone dei Kino. Non interessava a nessuno (che errore però: bella, e un pezzo di storia). Non mi caccio in polemiche. 

Un mio intervento recente (in alto) ha ricevuto invece molti commenti, ai quali non rispondo su twitter, ma su questo blog fin de siècle (secolo ventesimo), così per eludere ogni tentazione bellicosa.

In sintesi: l'On. Luigi Marattin ha citato certi dati contenuti in un rapporto ("News del 25 aprile 2020") dell'"Ufficio studi CGIA di Mestre" (vedi sopra). Mi pare una buona occasione per un ragionamento più generale.

Procedo per punti.

1. Sapere distinguere i problemi

Una delle capacità che tentiamo di promuovere all'università è il "saper distinguere problemi distinti". Tale propensione, ovviamente, ha a che fare con quel che chiamiamo le "capacità analitiche". Affermo che i dati citati dal'On. Marattin, secondo i quali 561 mila persone sono in pensione mediamente da 45 anni, non sono citabili (almeno, non fuori da un bar, per così dire). Questo è molto diverso, si noti bene, dall'affermare che sono sbagliati. Si tratta appunto di due problemi distinti. 

Un signore mi scrive: "Potrebbe fornire i dati giusti per favore? Sarebbe più utile che dire "è dura" al vento." Mi scuso ma non ne ho intenzione. Francamente, non mi interessa troppo il problema, ma anche se mi interessasse, non ho familiarià coi dati previdenziali e per fare un lavoro decente ci vorrebbe tempo (ammettendo di riuscire ad avere l'accesso ai necessari dati Inps). Analizzare dati è quasi sempre un'attività complessa, con implicazioni che è utile considerare.

2. Analizzare i dati è complesso

L'analisi dei dati richiede una buona conoscenza del contesto a cui si riferiscono, di come sono stati generati, e delle definizioni dei fenomenti rilevanti. Richiede inoltre spirito critico, tempo (spesso, molto) e competenza. Anche i migliori possono commettere errori, ma in base alla mia esperienza, talvolta si osservano non errori, ma disastri.

Alti livelli di professionalità non sono molto diffusi. I ricercatori più capaci ambiscono a un impiego presso le istituzioni migliori e, con tutte le storture che ci sono - nell'accademia ed altrove - il processo di selezione dei talenti almeno in parte funziona. Anche per questo motivo, nel decidere se fidarsi o non fidarsi di una fonte, è importante considerarne la reputazione.

3. La reputazione

Consideriamo un esempio concreto. L'Ufficio Studi della Banca d'Italia ha una reputazione eccellente. I suoi ricercatori sono ben pagati e ben selezionati. Non solo chi vi lavora è mediamente molto bravo, ma anche, vi è un "controllo di qualità" interno su ogni pubblicazione. Significa che tutte le loro elaborazioni di dati sono corrette? Certamente no, tutti, anche i più bravi, possono commettere errori! Sempre si deve dubitare. Ma per orientarci è importante sapere decidere quanto è opportuno dubitare.

Veniamo al Centro Studi CGIA di Mestre. Pubblica analisi su temi anche molto diversi tra loro - il che richiederebbe una struttura robusta con competenze variate - con un tono che mi pare scandalistico. Nel loro sito Web non ho reperito neppure un elenco del nome dei ricercatori che presuntamente vi lavorano. A meno di casi particolari, ritengo improbabile che un bravo ricercatore possa accettare di lavorare in modo anonimo. Se sei anonimo come ti costruisci una reputazione? E chi ti assumerà se un giorno deciderai, o magari dovrai, cercare un nuovo impiego?

Il "rapporto" citato dall'On. Marattin nomina il coordinatore di quel Centro Studi. Non sono riuscito a reperire un suo curriculum, e non risulta di lui alcuna pubblicazione (tramite Google Scholar, che è il sito di riferimento per ricerche bibliografiche della letteratura scientifica). In nessun modo sto affermando che quel signore non sia un ricercatore capace. Affermo, ed è molto diverso, che non emergono informazioni che, in base ai criteri abitualmente utilizzati nel mondo della ricerca, indichino che lo sia - o almeno io tali informazioni "reputazionali" non le ho trovate, e sarò felice di correggere quanto qui scritto se esse dovessero emergere.

Quel "centro ricerche" appartiene all'"Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre": non conosco alcun caso al mondo in cui una piccola associazione di categoria sia in grado di sostenere un centro studi capace di pubblicare ricerche di qualità su un numero ampio di fronti. Questo ovviamente non dimostra che a Mestre non si sia prodotta una tale eccezione: deciderà ognuno con quale probabilità.

Qui potremmo fermarci, concludendo che i dati di quel "Centro Studi" non sono "citabili". Ripeto, non perché essi siano necessariamente erronei (non lo so e non mi interessa troppo verificare) e senz'altro non perché chi li ha prodotti sia in malafede. Non sono citabili perché non sussistono le condizioni per farlo: non ho elementi per ritenere che valgano molto più rispetto a quanto può raccontarmi l'anonimo vicino di caffè al bar. E ho invece un elemento che mi porta a distinguere i due casi: lo sconosciuto al bar potrebbe non essere in conflitto di interessi, mentre un'associazione di categoria è portatrice di interessi - legittimi, per carità - che indubbiamente possono intersecarsi coi temi trattati dal suo "centro studi".

Ma supponiamo di non accontentarci di questi ragionamenti e di voler esaminare il lavoro citato dall'On. Marattin. Infatti, è un esercizio utile, perché mi permette di suggerire un criterio di giudizio
ulteriore.

4. Le capacità sono correlate

Non so suonare il violino, e supponiamo che qui sul tavolo ci sia un bel violino, e a fianco una brava violinista a guardarmi. Non avrebbe certo bisogno di sentire i miei primi suoni strazianti per rendersi conto con chi ha a che fare: le basterebbe osservare come raccolgo lo strumento dal tavolo, come lo tengo in mano, e quanto sono impacciato. Lo stesso vale per il lavoro di ricerca: se osservo certi errori di base, è improbabile che chi li commette sia in grado, metaforicamente parlando, di "far suonare i dati".

Diamo un'occhiata al rapporto in questione.




"Molti sostengono": chi, concretamente, e in quale occasione? Le fonti vanno sempre citate, ed esistono delle regole su come farlo (per esempio, nei cosiddetti "manuali di stile"). Allo stesso modo si doveva citare la fonte circa l'"importo previsto quest'anno per il reddito/pensione di cittadinanza" (espressione, quest'ultima, imprecisa). Citare le fonti correttamente è una delle regole di base del mestiere, e l
'intero rapporto non ne cita una (non una) come si deve.

Veniamo ora ai dati citati dall'On. Marattin. Si trovano in una tabella che è un concentrato di errori.



Il titolo di una tabella dovrebbe riassumere il contenuto della medesima, non gridare una qualche conclusione. La fonte dei dati (in fondo), "dati Inps", è generica. L'Inps produce tanti dati: di quali si tratta e dove concretamente sono reperibili, insieme a una loro descrizione (definizione delle grandezze, eccetera)? E come è stata realizzata l'elaborazione? Non si reperiscono, nel testo, informazioni metodologiche di alcun tipo. Inoltre, le note a pié di tabella sono del tutto inadeguate per comprendere l'informazione proposta. Perché, per esempio, si sono incluse dal computo certe categorie, e se ne sono escluse altre? Certe scelte vanno motivate, e non lo si fa.

Potrei continuare, ma solo desidero utilizzare questo esempio per illustrare un criterio di giudizio: le capacità sono correlate, e chi ignora una parte del mestiere è improbabile che ne conosca l'altra.

Siamo bombardati da una gran quantità di informazioni, e per orientarci abbiamo bisogno di "euristiche" - insomma, di scorciatoie del pensiero. Ne ho riportate alcune, utilizzate abitualmente tra chi fa il mio mestiere. Ognuno giudicherà questi criteri come crede, ma torno al mio principio: quel che è davvero importante è sapere distinguere i problemi. E il problema della credibilità della fonte va tenuto separato dalla domanda circa la correttezza di quanto quella fonte comunica.

giovedì 13 maggio 2021

Un maschio taglio del nastro

Il Presidente del Campus di Forlì, Prof. Luca Mazzara, ieri su Linkedin ha pubblicato l'immagine del "taglio del nastro" per l'avvio di certi lavori di ristrutturazione. Al centro il Rettore Francesco Ubertini, poi il sindaco di Forlì e altri svariati maschi notabili. In tenuta per i lavori manuali, ci sono anche due donne che sorreggono il nastro ai lati, che quando penzola fa brutto. 

    Verso l'inizio del mandato del Rettore Ubertini, che sta volgendo al termine, la Prorettrice per le risorse umane, Prof.ssa Chiara Elefante, ci informò che "alcune linguiste e linguisti del nostro Ateneo" erano all'opera "per verificare la possibilità di non annullare le differenze di genere nel portale e nella comunicazione istituzionale", aggiungendo che "tale studio ha individuato possibili azioni da mettere in campo per una maggiore attenzione a un uso non discriminatorio della lingua", e che "nei prossimi giorni verrà così modificata la rubrica di Ateneo: i nomi delle cariche e dei vari ruoli istituzionali saranno declinati anche al femminile. In modo graduale sarà modificata altresì la lingua del portale, che integrerà, laddove ciò sarà tecnicamente possibile, la declinazione al femminile", con l'obiettivo di "rendere la nostra una comunità tesa a rafforzare, così come è sancito dal nostro attuale Statuto, una "coscienza diffusa e condivisa delle pari opportunità” (29 giugno 2016). 

    E infatti, le due donne che sostenevano il nastro non sono certo dei nostri collaboratori: esse sono, si noti bene, collaboratrici

  Torniamo ai lavori a Forlì. La ristrutturazione di quelle palazzine completa in sostanza il campus universitario: un progetto visionario e strategico per l'Università di Bologna e per la città. Un progetto che mostra come le amministrazioni pubbliche possano guardare lontano e far bene. Sarebbe stato bello poterlo comunicare come meritava. Ma alla fine, volenti o nolenti e per vie strane, una qualche verità la  si racconta sempre.