sabato 28 dicembre 2019
E' impossibile
Qualche tempo fa, oltre il 45esimo parallelo, sostai con gli amici spagnoli in un passo. Mangiammo un panino al sole e si stava benissimo: c'era tanta neve ancora, malgrado fosse fine giugno, e avevamo la gioia di una settimana di montagna alle spalle. Era lì anche una tipa di Genova con la quale chiacchierai. Conosceva quei monti molto bene e siamo rimasti in contatto.
L'altro giorno ha scritto che dall'inizio di giugno ad oggi ha realizzato un dislivello in salita di 100 mila metri. Non so se vi rendiate conto di cosa significhi: è bestiale. Dimostra, ce ne fosse bisogno, che competere è generalmente impossibile: troverai sempre qualcuno che fa meglio di te. Per cui, tanto vale lasciar perdere sin da subito.
Anche senza voler accumulare dislivello (veramente poco, quest'anno) volevo però anch'io chiudere anno e decennio in montagna, e così oggi ben prima dell'alba mi son presentato alla Madonna del Faggio e son partito. Prima al buio, poi in mezzo alle nuvole e, sul crinale, con un po' di wind chill. Vento e freddo insomma.
Sono arrivato al Lago Scaffaiolo, ma a parte qualche triangolo qua e la', di neve proprio non ce n'era. Il cielo poi si è aperto.
Si intravede il Monte Gennaio dal Passo dello Strofinatotoio - lo stesso della prima foto in alto.
Per pranzare mi sono fermato al Passo della Nevaia, dove una notte di anni fa dormì in tenda. Non era molto in piano: trascorsi la notte a scivolare verso il basso nei momenti di sonno, per poi svegliarmi per strisciare verso la cima, avvolto nel sacco a pelo. I monti che si vedono sono in direzione nord-ovest. Le punte di neve potrebbero corrispondere all'Alpe di Succiso, ma non sono sicuro.
E' il crinale vicino al rifugio di Porta Franca. Sono molto affezionato a questi luoghi.
Sono ridisceso verso Monte Acuto e mi sono steso al sole davanti alla chiesa.
E' stata una camminatona o poco più: perché affannarsi.
Tra Monte Acuto e il Mulino di Squaglia si trova la lapide che ricorda un certo Scricchi. I suoi amici (immagino) vi han lasciato una bottiglia di prosecco perché festeggi anche lui. Bottiglia beffarda e pagana, per chiudere un decennio e aprirne un altro.
giovedì 26 dicembre 2019
The Black Man in the Cosmos
Ho trovato la registrazione di "The Black Man in the Cosmos": la lezione che Sun Ra tenne a U.C. Berkeley nel 1971.
Pochi giorni fa l'Etiopia ha lianciato il suo primo satellite (con un vettore cinese - Al Jaazera, 20 dicembre 2019).
L'Afrofuturismo sarà Afrorealtà.
Torniamo però alla lezione di Sun Ra a U.C. Berkeley. Nel '71 erano più avanti di noi: persino viaggiavano sulla luna, e Sun Ra veniva indisturbato da Saturno:
“My whole body changed into something else. I landed on a planet that I identified as Saturn.” While there, aliens with “little antenna on each ear. A little antenna on each eye” instructed him to drop out of college and speak through his music. And that’s just what he did, changing his name from Herman Blount and never looking back.
Sun Ra’s Full Lecture & Reading List From His 1971 UC Berkeley Course, “The Black Man in the Cosmos”. Openculture, 21 luglio 2014.
Decennio
"... En aquel Imperio, el Arte de la Cartografía logró tal Perfección que el mapa de una sola Provincia ocupaba toda una Ciudad, y el mapa del Imperio, toda una Provincia. Con el tiempo, estos Mapas Desmesurados no satisficieron y los Colegios de Cartógrafos levantaron un Mapa del Imperio, que tenía el tamaño del Imperio y coincidía puntualmente con él. Menos Adictas al Estudio de la Cartografía, las Generaciones Siguientes entendieron que ese dilatado Mapa era Inútil y no sin Impiedad lo entregaron a las Inclemencias del Sol y los Inviernos. En los desiertos del Oeste perduran despedazadas Ruinas del Mapa, habitadas por Animales y por Mendigos; en todo el País no hay otra reliquia de las Disciplinas Geográficas.
Suárez Miranda, Viajes de Varones Prudentes, Libro Cuarto, Cap. XLV, Lérida, 1658"
(Qui, recitata da Jorge Luis Borges stesso)
Si chiudono gli anni '10 e si aprono i '20. Se dovessi fare un bilancio di cosa ho combinato in un decennio (di veramente significativo, intendo), menzionerei il progetto borgesiano: la mappa totale 1:1.
Si trova nella foresta di Silvori e Mandromini e l'ho stesa passo a passo: sono stato una specie di ragnaz che, invece di lasciare il filo della tela, ha tracciato e disegnato.
Hanno pubblicato una nuova mappa dell'Appennino Pistoiese (*) (in alto, il dettaglio rilevante) che migliora le precedenti e contiene molto della mappa mia. Piccoli sentieri e addirittura tracce che io conosco, che nella mia mappa sono presenti, e in tante altre no.
Sotto, un miraggio di quel che ho calpestato nel corso dell'ultimo decennio - e calpestando, ho tessuto la mappa 1:1. Ne è solo il miraggio: la mappa è là, e di sue immagini non ne esistono.
(*) Mappa Escursionistica dell'Appennino pistoiese. Club Alpino Italiano, Sezione di Maresca.
martedì 24 dicembre 2019
Italia Digitale
"Il costo previsto a carico del Cnipa per l’attuazione degli interventi compresi nell’attuale programma è pari a circa 17 milioni di euro [...]. I risparmi che si prevede di poter conseguire attraverso l’attuazione degli interventi sono pari a circa 140 milioni di euro nel 2006 e a circa 660 milioni annui a regime" (*)
Con questa mirabolante speranza ufficialmente governativa aprivo un mio commento di 15 anni fa a uno dei tanti piani sull'Italia digitale - uno dei primi addirittura contribuì a scriverlo, vent'anni orsono. E tra i consigli di policy che lasciai ai posteri, amo ricordare i più pregnanti in assoluto:
"- Dimezzare la quantità di pagine di documenti ufficiali pubblicati annualmente dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e dal Cnipa.
- Scrivere documenti con un carattere più grande e con interlinea 1,5 o 2."
A quel punto mi disinteressai della partita, sia perché la vita è breve e richiede scelte, sia per la certezza che in futuro avrei potuto approfittare di qualche utile "bignamino" per aggiornarmi. Come quello apparso su Il Post, a firma Massimo Mantellini, che ringrazio e cito:
"[...] ancora una volta, al governo Conte 2 esattamente come al Conte 1 e poi al governo Gentiloni e poi via a ritroso fino alla creazione di Arpanet, dell’innovazione tecnologica in Italia non interessa niente a nessuno." (**)
Cara Italia Digitale, ci risentiremo tra quindici anni.
(*) Cnipa, 2005, Piano Triennale 2006-2008 per l’informatica della Pubblica Amministrazione. Roma. pg. 18. Citato in: Lucio Picci, Misurare l’e-government: il caso italiano. Rassegna Astrid, n. 2 del 2006.
(**) Casaleggio e la luna, di Massimo Mantellini, Il Post, 22 dicembre 2019.
Con questa mirabolante speranza ufficialmente governativa aprivo un mio commento di 15 anni fa a uno dei tanti piani sull'Italia digitale - uno dei primi addirittura contribuì a scriverlo, vent'anni orsono. E tra i consigli di policy che lasciai ai posteri, amo ricordare i più pregnanti in assoluto:
"- Dimezzare la quantità di pagine di documenti ufficiali pubblicati annualmente dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e dal Cnipa.
- Scrivere documenti con un carattere più grande e con interlinea 1,5 o 2."
A quel punto mi disinteressai della partita, sia perché la vita è breve e richiede scelte, sia per la certezza che in futuro avrei potuto approfittare di qualche utile "bignamino" per aggiornarmi. Come quello apparso su Il Post, a firma Massimo Mantellini, che ringrazio e cito:
"[...] ancora una volta, al governo Conte 2 esattamente come al Conte 1 e poi al governo Gentiloni e poi via a ritroso fino alla creazione di Arpanet, dell’innovazione tecnologica in Italia non interessa niente a nessuno." (**)
Cara Italia Digitale, ci risentiremo tra quindici anni.
(*) Cnipa, 2005, Piano Triennale 2006-2008 per l’informatica della Pubblica Amministrazione. Roma. pg. 18. Citato in: Lucio Picci, Misurare l’e-government: il caso italiano. Rassegna Astrid, n. 2 del 2006.
(**) Casaleggio e la luna, di Massimo Mantellini, Il Post, 22 dicembre 2019.
domenica 22 dicembre 2019
Global Shell Games & Rethinking Corruption
Sto leggendo "Global Shell Games", di M.G. Findley, D.L. Nielson, e J.C.Sharman (Cambridge University Press, 2014). Parla di shell companies, riciclaggio di capitali, FATF, e temi collegati. Molto interessante.
E' interessante la storia generale, la foresta insomma, e lo sono anche gli alberi, i casi concreti ed esplicativi. Per esempio, la vicenda dell'avvocato di cui si servì Teodorin Obiang: in alto, la storia (pg. 48 del libro citato), e qui a sinistra, il sito della sua law firm, oggi. E' bello e toccante il riferimento che si fa all'etica.
Ho preso coscienza del fatto che sto scrivendo un libro. Ci sto lavorando già da abbastanza tempo in realtà, e forse proprio per questo ho tardato a prender tale complicata coscienza. Perché scrivere un libro è sempre difficile e questo è più complicato della media - o almeno, della mia media.
L'ho voluto addirittura scrivere qui (sotto "Current project"), sia per stabilire il punto di non ritorno, sia per accaparrarmi il titolo, che al momento è disponibile: "Rethinking Corruption". Che è un po' un understatement, dato che più che ripensarla, a me la corruzione piacerebbe tanto rivoltarla come un calzino.
venerdì 20 dicembre 2019
42
Ho iniziato ad ascoltare certi podcast su Meduza.io in cui un giornalista intervista un esperto di linguistica. Per esempio qui si parla di "memi" e di fraseologia, e di come cambino nel tempo. Cambiano i codici culturali, a volte rapidamente: il riferimento alla battuta famosa di un certo film, per esempio, ha senso per chi l'ha visto, o ne ha sentito parlare, ma non per altri.
Certi riferimenti, invece, non sono tanto legati all'età quanto all'ambito di appartenenza. Per esempio, se dico "42", comprende il riferimento (che è questo) chi ha familiarità con una certa sottocultura e quasi a prescindere dall'età anagrafica.
I codici possono complicarsi e porsi su piani diversi, e i riferimenti frantumarsi, in mille rivoli la cui comprensibilità si dipana lungo linee sempre meno popolate sino ad attenuarsi e a divenire questione quasi privata. Ben si addice al 42: "Answer to the Ultimate Question of Life, the Universe, and Everything".
Così ho cambiato l'immagine lassù, per un po'. All'inizio vi era una foto in cui, dalle parti di Barcellona, dormivo su una panchina dentro a un sacco a pelo. Poi altro, e sino a poco fa c'ero io dentro un labirinto dalle pareti di bambù al cui centro stava il Budda. Un Budda che secondo me si era perso anche lui, perché quel labirinto è in un villaggio della Birmania.
Ora invece c'è il 42 dai tanti significati, o è forse incomprensibile, o forse ormai, lungo almeno qualcuno di quei rivoli di significato, quasi è cabala.
domenica 15 dicembre 2019
Davvero da pensarci sopra
All'inizio solo si percepisce il segno di un'enorme presenza, nel cielo notturno: forse delle luci in qualche frequenza (infrarossi? ultravioletti?) che alcuni riescono a vedere (io tra questi) e altri ignorano.
Poi si manifesta a tutti: un'enorme astronave aliena che somiglia alla Death Star di Guerre Stellari.
Si avvicina sino a poterla quasi toccare. E' fatta in modo che si apre una sua rampa in corrispondenza di ogni piano in cui viviamo. Si, perché viviamo tutti come in un alveare, io al 4o piano, ricordo bene.
In qualche modo ci fan capire che lì dentro dobbiamo entrare tutti. Tutti gli abitanti della terra.
Non c'è angoscia e tranquillamente anzi si percorre la corta rampa, e si entra in ampi spazi che si affollano rapidamente. Tutto è molto normale, quasi scontato. Tra chi mi è vicino riconosco solo Ale, che al solito combina qualche casino e così gli mettono delle specie di manette, che sono in realtà come delle cordicine che gli fissano i polsi. Ma la sua non era stata una ribellione, più che altro un malinteso insignificante. Una volta entrati l'aria è quasi allegra.
Ho solo l'impressione vaga che forse qualcuno abbia deciso di non entrare e in qualche modo sia scappato e rimasto sulla terra. A parte queste poche possibili eccezioni, c'è da ritenere che il pianeta sia stato del tutto svuotato. A me di non entrare nell'astronave non è neppure passato per la testa.
Per chiarire. Io qui dentro, alla fine, racconto e non racconto, e credo che questa sia la prima volta in assoluto che, qui o altrove, scrivo un sogno. Per cui scusate, ma su questo davvero ci dovrò pensare sopra. Un saluto, da molto in alto e oltre.
sabato 14 dicembre 2019
Le donne di Leonardo
Il mondo dell'ingegneria è ancora in larga parte maschile, e quello della produzione di armi lo è ancora di più. Una visita alle foto degli eventi di Leonardo ne è testimone: quasi sempre vi appaiono solo maschi.
Ma Leonardo ci sta provando: nel corso di una recente inaugurazione sono finalmente apparse le donne: a sorreggere il nastro.
martedì 3 dicembre 2019
Dear Clive
A volte un neurone sbatte contro un altro e porta in superficie ricordi bizzarri di epoche remote. Sto terminando il corso di "quantitative methods", che è poi econometria applicata alle scienze sociali, frequentato da un bel gruppone di studenti del corso di laurea magistrale in International Politics and Market.
Inevitabilmente cito miei vecchi professori. Così per esempio, lo stimatore "robusto" della matrice di varianza-covarianza è detto anche "di White", e Hal White fu mio prof. E la settimana prossima racconterò qualcosa della causalità nel senso di Granger - Clive Granger, premio Nobel per l'economia nel 2003 insieme a Rob Engle, che a San Diego fu mio relatore di tesi di dottorato.
Purtroppo sia Hal che Clive sono morti. L'ultima volta che incontrai Hal White fu quasi dieci anni fa a Bertinoro, a una scuola estiva di econometria. Al ristorante eravamo seduti vicino e chiacchierammo a lungo. Raccontò di un aneddoto che riguardava Clive: pare che quando si era in auto con lui si trovasse parcheggio facilmente. E così Hal aveva inventato la seguente breve preghiera, che veniva recitata ad alta voce in siffatte occasioni:
Dear Clive,
full of grace,
let us find
a parking space.
Non sono sicuro che questo mio scritto aggiunga molto alla history of econometric thought, ma che ci posso fare io, se questa mattina questo mi è venuto in mente.
(Nella foto, da https://www.nobelprize.org/, Clive Granger, con per sfondo il Dipartimento di Economia di UCSD, che mi ricordava molto un motel)
Exor prende Gedi
"Nella pianura, S.A.R. Elkann avanza rapidamente alla testa della sua invitta F.C.A Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
Exor (famiglia Agnelli) prende Gedi (La Stampa, che si riprende; Repubblica, ecc. ecc.).
E inoltre, moriremo democristiani.
ps. E comunque, tutta Gedi vale poco più di 200 milioni, cioè, quasi nulla.
Exor compra il controllo di Gedi da Cir per 102 milioni. ANSA, 2 dicembre 2019.
domenica 1 dicembre 2019
Italia oggi
GDP per inhabitant, pace of economic recovery since 2008 (first year after the crisis when GDP per inhabitant in PPS was above its 2008 level, by NUTS 2 regions). EUROSTAT.
L'Italia ha dibattuto l'invasione degli immigrati, che è inesistente. La criminalità, e siamo uno dei paesi che ha meno violenza al mondo - altro discorso sarebbe la ciminalità dei colletti bianchi, ma quelli siamo noi, mica gli africani.
Poi il sovranismo (ma de che?), l'inutile dibattito in corso sul MEF, e il lancio periodico di parole d'ordine surreali ("rottamazione": do you remember?). Alla fine, qualunque discussione va bene, purché fornisca un alibi, purché la colpa sia degli altri: degli africani, dei musulmani, dell'Europa, della casta. E io, invece, inizio a pensare che davvero sarebbe finalmente ora di prendersela coi veri colpevoli, coi marziani.
E' sbagliato dire che, collettivamente, negli ultimi decenni l'Italia non sia riuscita a risolvere i propri problemi. Non se li è neppure posta i problemi che ha. Collettivamente, siamo impegnati in un elaborato esercizio di costruzione del solito arabesco - linea più breve per collegare A e B, dove A e B, però, in questo continuo esercizio di perfezionamente nazionale in cui siamo impegnati, ora neppure esistono: abbiamo superato persino Ennio Flaiano.
E' questo che mi colpisce del dibattito italiano, per quel poco che gli presti attenzione: è straniante, ed è un'enorme perdita di tempo.
sabato 30 novembre 2019
Garante privacy: zavorra per il Paese
In questi giorni si discute la nomina del nuovo Garante sulla Privacy. Si è fatto un nome che non pronuncio, perché mi son dato la regola di ignorare gli impresentabili.
E' certo opportuno parlarne, ma ancor meglio sarebbe mettere in discussione l'istituzione stessa, che allo stato attuale è una zavorra per il Paese.
Ne ho scritto (con Alberto Vannucci) in ("Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione"):
"In Italia la normativa sulla privacy, o la lettura che di essa viene data, è sistematicamente a favore di ipotetici diritti alla riservatezza e a danno dell’interesse pubblico al quale raramente si consente di prevalere. Responsabile di questo stato di cose è, in buona misura, il Garante per la protezione dei dati personali, un’Autorità amministrativa indipendente istituita nel 1996 (dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675). Si registra oggi un’alleanza di fatto, per quanto probabilmente inconsapevole, tra il Garante, che con frequenti interpretazioni della normativa tali da rendere il diritto alla privacy un presidio spesso invalicabile ha svilito l’interesse pubblico, e le componenti più retrive e oscurantiste all’interno delle amministrazioni pubbliche italiane. Queste ultime invocano sistematicamente la presenza di ostacoli - veri o presunti - frapposti dalla normativa e dal Garante, e così negano al pubblico informazioni cruciali per monitorare le amministrazioni pubbliche e, guarda caso, l’azione dei suoi dirigenti. Grazie a questi, esse hanno vinto la loro battaglia: la governance pubblica è, in Italia, tra le più impenetrabili allo sguardo indagatore del pubblico.
Non siamo in grado di descrivere nel dettaglio le misure necessarie per rimediare all’aberrazione che in Italia è diventata la cosiddetta tutela della privacy dei cittadini. Si può tuttavia immaginare un rovesciamento della situazione attuale: ogni volta che siano coinvolte amministrazioni pubbliche, l’interesse pubblico a conoscere dovrebbe prevalere sempre, con l’esclusione di un numero limitato di casi da specificare. Inoltre, la tutela della privacy in Italia sembra concentrarsi su aspetti procedurali e routinari, più semplici da trattare per una istituzione come il Garante, poco dinamica e, anche in questo caso, caratterizzata da una cultura di stampo formalistico-giuridico, trascurando una serie di problemi emergenti e che dovrebbero molto preoccupare. Pochissimo si dice e nulla si fa riguardo alla minaccia alla privacy che deriva dal conferimento spesso inconsapevole di immense quantità enormi di dati sensibili alle grandi piattaforme di Internet, Facebook in primis. Nel dibattito pubblico si è finito per dimenticare in fretta il sospetto, che il “caso Snowden” ha mostrato essere realistico oltre ogni dubbio, che i nostri dati e le nostre comunicazioni per via elettronica non siano affatto segreti.
Forse aiuta a interpretare la linea di condotta seguita dal Garante una considerazione che ci sembra valere per gran parte dell’alta dirigenza pubblica statale, che è la seconda meglio pagata tra i Paesi Ocse nella prima fascia (una media di 257mila dollari annui per pari potere d’acquisto, seconda solo ai 400mila dell’Australia) e la più pagata nella seconda fascia (con una media di 242mila dollari). Stipendi elevati dovrebbero indurre incorruttibilità e quindi indipendenza, ma stipendi troppo elevati - soprattutto nel caso siano slegati da competenze e risultati - costituiscono una rendita desiderabile dagli effetti perversi. Per esempio, consigliano un manzoniano “sopire, troncare” nei confronti di qualunque velleità innovatrice, che rischierebbe di pregiudicare un equilibro così favorevole per chi occupa quelle posizioni di immeritato privilegio. Valga ricordare che il compenso annuale del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali è pari a 240mila euro, e 160mila euro ricevono gli altri tre componenti.
Ma noi, che fortunatamente non siamo gravati da un tale fardello, in piena libertà possiamo raccontare quale tipo di trasparenza vorremmo, e in che modo ottenerla."
E' certo opportuno parlarne, ma ancor meglio sarebbe mettere in discussione l'istituzione stessa, che allo stato attuale è una zavorra per il Paese.
Ne ho scritto (con Alberto Vannucci) in ("Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione"):
"In Italia la normativa sulla privacy, o la lettura che di essa viene data, è sistematicamente a favore di ipotetici diritti alla riservatezza e a danno dell’interesse pubblico al quale raramente si consente di prevalere. Responsabile di questo stato di cose è, in buona misura, il Garante per la protezione dei dati personali, un’Autorità amministrativa indipendente istituita nel 1996 (dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675). Si registra oggi un’alleanza di fatto, per quanto probabilmente inconsapevole, tra il Garante, che con frequenti interpretazioni della normativa tali da rendere il diritto alla privacy un presidio spesso invalicabile ha svilito l’interesse pubblico, e le componenti più retrive e oscurantiste all’interno delle amministrazioni pubbliche italiane. Queste ultime invocano sistematicamente la presenza di ostacoli - veri o presunti - frapposti dalla normativa e dal Garante, e così negano al pubblico informazioni cruciali per monitorare le amministrazioni pubbliche e, guarda caso, l’azione dei suoi dirigenti. Grazie a questi, esse hanno vinto la loro battaglia: la governance pubblica è, in Italia, tra le più impenetrabili allo sguardo indagatore del pubblico.
Non siamo in grado di descrivere nel dettaglio le misure necessarie per rimediare all’aberrazione che in Italia è diventata la cosiddetta tutela della privacy dei cittadini. Si può tuttavia immaginare un rovesciamento della situazione attuale: ogni volta che siano coinvolte amministrazioni pubbliche, l’interesse pubblico a conoscere dovrebbe prevalere sempre, con l’esclusione di un numero limitato di casi da specificare. Inoltre, la tutela della privacy in Italia sembra concentrarsi su aspetti procedurali e routinari, più semplici da trattare per una istituzione come il Garante, poco dinamica e, anche in questo caso, caratterizzata da una cultura di stampo formalistico-giuridico, trascurando una serie di problemi emergenti e che dovrebbero molto preoccupare. Pochissimo si dice e nulla si fa riguardo alla minaccia alla privacy che deriva dal conferimento spesso inconsapevole di immense quantità enormi di dati sensibili alle grandi piattaforme di Internet, Facebook in primis. Nel dibattito pubblico si è finito per dimenticare in fretta il sospetto, che il “caso Snowden” ha mostrato essere realistico oltre ogni dubbio, che i nostri dati e le nostre comunicazioni per via elettronica non siano affatto segreti.
Forse aiuta a interpretare la linea di condotta seguita dal Garante una considerazione che ci sembra valere per gran parte dell’alta dirigenza pubblica statale, che è la seconda meglio pagata tra i Paesi Ocse nella prima fascia (una media di 257mila dollari annui per pari potere d’acquisto, seconda solo ai 400mila dell’Australia) e la più pagata nella seconda fascia (con una media di 242mila dollari). Stipendi elevati dovrebbero indurre incorruttibilità e quindi indipendenza, ma stipendi troppo elevati - soprattutto nel caso siano slegati da competenze e risultati - costituiscono una rendita desiderabile dagli effetti perversi. Per esempio, consigliano un manzoniano “sopire, troncare” nei confronti di qualunque velleità innovatrice, che rischierebbe di pregiudicare un equilibro così favorevole per chi occupa quelle posizioni di immeritato privilegio. Valga ricordare che il compenso annuale del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali è pari a 240mila euro, e 160mila euro ricevono gli altri tre componenti.
Ma noi, che fortunatamente non siamo gravati da un tale fardello, in piena libertà possiamo raccontare quale tipo di trasparenza vorremmo, e in che modo ottenerla."
domenica 24 novembre 2019
L'uomo più veloce del mondo
Lo so che non interessa a nessuno, del Macchi-Castoldi 72 (ne parlavo qui) e in generale di aeroplani. Ma fu un vero capolavoro di ingegneria: praticamente un bimotore, con eliche coassiali controrotanti in funzione anticoppia.
E così il 23 ottobre 1934 Francesco Agello divenne l'uomo più veloce del mondo, guadagnando un record ("per la categoria idrovolanti con motore a combustione interna (sottoclasse C-2, Gruppo 1)") ancora imbattuto. Poi morì, Agello, nel '42, mentre collaudava un altro Macchi (un 202), altra creazione del progettista Castoldi.
Lo so che non interessa a nessuno, forse eccezion fatta per qualche affezionato lettore da Ferrara (ho tutto un pubblico, là, e ringrazio). Ma era un oggetto elegantissimo.
sabato 23 novembre 2019
A Entoto di tutto
L'Etiopia lancia il suo primo satellite artificale. Lo farà la Cina a dire il vero, ma il centro di controllo sarà dalle parti di Addis Abeba. Per la precisione, a Entoto, dove mi recai a piedi partendo da Addis (ne scrissi qui: tutto vero).
Hanno costruito anche un osservatorio astronomico, e alle "opere di avvaloramento" italiane a Entoto è dedicato un interessante filmato dell'Istituto Luce (ne ho scritto qui, dove si vede detto filmato.
Ad Entoto insomma sembra che davvero accadano tante cose. Non dimenticherò di certo la strada in salita per arrivarci, ne' le donne che la percorrono, letteralmente piegate in due, a trasportare enormi fasci di rami sulla schiena. Era il 7 marzo 2015.
E pensando ai satelliti etiopi e ai missili cinesi mi sovviene che devo ancora andare in Eritrea, dove "devo" sta per "voglio": chi ha la fortuna di essere molto indulgente con se stesso poi certe distinzioni fini non le coglie.
[...]"The satellite, which is set to be launched from China, will have its command and control center in Ethiopia at the Entoto space observatory facility -- East Africa's only space observatory facility located on the 3,200-metre hills of Entoto on the outskirt of the capital Addis Ababa, it was noted.[...]
Ethiopia to launch first-ever satellite in December with China's help: president. Xinhua, 8 October 2019.
venerdì 22 novembre 2019
Speaking Bourdiese e altre visioni
1) avoid "the seduction of 'speaking Bourdieuse' because it is the academic langue du jour";
2) "Break with common sense (which comes in three varieties: ordinary, policy, and scholarly) to question accepted categories of analysis, deconstruct prefabricated problematics, and forge robust analytic concepts, designed by and for by empirical analysis, that encompass but depart sharply from folk notions".
(Loïc Wackant, Four transversal principles for putting Bourdieu to work. Anthropological Theory. 2018 Mar;18(1):3-17. (also in "The Oxford Handbook of Pierre Bourdieu, Thomas Medvetz e J. Sallaz, a cura di).
Accumulo titoli di letture irrinunciabili che si espandono lungo le direttive molteplici disegnate dalle zampe di un ragno. Di un ragno che non vedo ma la cui presenza percepisco con chiarezza visionaria, disposto com'è, qui nell'iperspazio che mi pare abbia non meno di sette dimensioni. E a tempo perso leggo anche con molto gusto Les Trois Mousquetaires di Dumas (in guardia!). Quando funziona bene, leggere è vertiginoso.
(foto: "D'Artagnan, Athos, Aramis, and Porthos". Di Maurice Leloir. Wikipedia).
giovedì 21 novembre 2019
L'Università di Ferrara ha scelto: me
[...]
Nell'attuale contesto comunicativo problematico e ambiguo, è nota la difficoltà che le istituzioni pubbliche incontrano nel tentativo di ancorare la loro comunicazione istituzionale a valori e a verità certe. Per questo, l'individuazione di fonti autorevoli è esigenza strategica e priorità del moderno agire amministrativo.
L'Università di Ferrara, all'avanguardia della sperimentazione a 360 gradi (e oltre) sin dai tempi del suo Rettore Francesco Conconi, ha fatto la sua scelta: questo blog. L'unico blog mai citato in un diniego a una "richiesta di accesso civico generalizzato ai sensi dell'art 5, comma 2 del D. Lgs. 33/2013".
Sentitamente ringrazio.
(immagini da: Caso Zauli, ennesimo diniego. Unife respinge anche l'ultima richiesta per ottenere i documenti sulla procedura davanti alla Commissione Etica, di Daniele Oppo).
martedì 12 novembre 2019
Padiglione Italia
Ian mi segnala questo video a colori della Fiera mondiale di Chicago del 1933. Al minuto 2:15 si vede il Padiglione dell'Italia. E' di Adalberto Libera, uno dei migliori architetti del razionalismo italiano. Suoi, tra l'altro, la Villa Malaparte a Capri, e l'ufficio postale Ostiense in Via Marmorata a Roma. E il Palazzo dei Congressi all'Eur.
domenica 10 novembre 2019
Pensata aerea
Da tempo, e con lentezza, sto raccogliendo informazioni su alcune vicende che prima o poi vorrei unire con un filo. Riguardano la Crociera Aerea del decennale: 24 stupendi idrovolanti Savoia-Marchetti 55 guidati da Italo Balbo sino a Chicago. Là, qualche mese fa, ho ricercato la colonna romana (proveniente dal porto di Ostia) che fu regalata alla città di Chicago in occasione della concomitante esposizione internazionale A Century of Progress. Si trova un po' nascosta tra gli alberi di un parco. Ma quella foto la serbo per un'occasione futura.
In alto, un bel manifesto che si trova al Museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle (a due passi da Bracciano), che ieri ho visitato con Claudio.
Questo è un souvenir per Ian, che vive a Chicago, e per Osvaldo, a Newfoundland (dove i 24 aerei fecero tappa). Osvaldo mi scrive che quell'albergo esiste ancora e si trova proprio vicino a casa sua.
Mi interesso di aerei. Avendo molte scuse pronte mi giustifico sostenendo che professionalmente mi occupo di innovazione tecnologica, e che il settore aeronautico sotto questo punto di vista è di estremo interesse. La verità è che gli aerei mi piacciono e basta, e così ieri al museo mi sentivo a casa e a Claudio ho spiegato per bene tutto: se mai mi cacceranno dall'università penso che con poco sforzo potrei credibilmente propormi là dentro per un incarico di guida turistica. Non che gli avventori fossero molto numerosi, ed è un peccato, perché tra i musei di quel genere quello di Vigna di Valle è tra i più importanti al mondo, cosiderata la tradizione nobile dell'industria aeronautica italiana. Vi si trovano degli esemplari fantastici, come il Macchi M.C. 72 qui sotto.
Nel nome, "Castoldi" sta per Mario Castoldi, che fu un grande progettista - suoi anche alcuni tra i migliori "caccia" italiani della seconda guerra mondiale (tutta la serie "200" della Macchi).
Anch'io nel mio piccolo sono stato un costruttore d'aerei.
Progettai e costruì l'aliante della foto nell'estate tra la 4a e la 5a elementare: centine in compensato da tre millimetri segate una a una col traforo. Non volava, forse perché pesava più del Batiscafo di Piccard.
Però secondo me era molto bello. Le cose più belle che ho fatto in vita mia sono state fallimenti.
mercoledì 6 novembre 2019
Rapaz
Che gustoso, in Brasile, in portoghese, "rapaz" per dire ragazzo.
ra·paz substantivo masculino
1. Criança do sexo masculino; menino.
2. Homem entre a infância e a adolescência; garoto; moço. adjectivo de dois géneros
3. Rapace.
"rapaz", in Dicionário Priberam da Língua Portuguesa.
E così anche in asturiano (ma apparentemente non in galiziano).
Dal latino rapiō (“I grab”) + -āx (“inclined to”).
E c'era la XXI legione che si chiamava "Rapax" (Legio vigesima prima rapax). Fondata nel 31 a.c. da Augusto, dopo Teotoburgo fu inviata di rinforzo di là dal Reno, e nell'anno dei 4 imperatori sostenne Vitellio. Nel 92 fece una brutta fine, dalle parti del basso Danubio, distrutta dai sarmati( Legio XXI Rapax, Wikipedia).
Uno inizia dal Brasile e senza accorgersene finisce quasi sul Mar nero. Controllare le nostre vite è così difficile. Bella la moneta con l'effige della legione, però.
venerdì 1 novembre 2019
Chiosa a Marattin vs. The Internet
Sto leggendo l'ultimo libro di Thomas Piketty, che è molto interessante. Argomenta tra l'altro che le forze politiche social-democratiche non si sono rinnovate e anche per questo si son trasformate nel partito dei laureati e dei ricchi, non più dei lavoratori. Il rischio è che il confronto politico si abbia tra diverse forze di destra: da una parte i liberisti tecnocrati (a la Macron), e dall'altra formazioni populiste e "identitarie", o peggio.
L'On. Luigi Marattin (ex PD, ora Italia Viva) fu un mio studente e ieri su twitter ho scherzato sulla sua proposta di vincolare l'accesso ai social network alla presentazione di un documento di identità. Provo affetto verso i miei ex-studenti, che come minimo hanno avuto il merito di sopportarmi. Però l'ignoranza di Marattin circa le basi di che cosa sia Internet, e riguardo a un problema - l'odio in rete - complesso e ampiamente discusso a un livello ben diverso (si veda per esempio qui) mi ricorda la conversazione che ho avuto con una politologa e amica statunitense, la settimana scorsa a pranzo.
Mi ha chiesto della situazione politica in Italia e le ho risposto che mi sento più preparato a parlare della politica americana, russa, o del Brasile. Guardo fuori dai confini e per non deprimermi leggo poco di quel che riguarda l'Italia, e anzi l'ho minacciata che se avesse insistito, come ritorsione le avrei parlato di Trump.
Alla fine un po' ho ceduto. A mio avviso, le ho detto, da tempo è in opera un meccanismo di "selezione avversa", come direbbero gli economisti: i bravi si tengono fuori dalla politica, e a vincere, al massimo, sono i furbi. E la legge elettorale attuale, anch'essa figlia dei tempi, non premia certo l'indipendenza di giudizio, ma l'opportunismo più sfrenato. Con le dovute eccezioni, che ci sono.
Citavo il caso dell'europarlamentare Elisabetta Gualmini (PD), professoressa all'Università di Bologna anche lei (come Marattin, che è ricercatore) e che prima delle elezioni europee ha spedito un email di propaganda elettorale dal suo indirizzo istituzionale a circa seimila persone, violando oltre il buon senso non so quante regole e chissà se leggi. Apparentemente stordita da un'ignoranza abissale, successivamente ha dichiarato, in buona sostanza, di ritenere di aver ragione.
Luigi Marattin e Elisabetta Gualmini sono tutto men che persone stupide (al contrario) e ritenere che siano dei miracolati della "selezione avversa" sarebbe ingeneroso. Ma le dimensioni delle qualità umane sono molteplici, e il Paese dispone di molte persone, magari non plurilaureate, che prima di commettere tali passi falsi avrebbero mostrato l'umile intelligenza di informarsi e di farsi consigliare.
E la domanda che aleggiava nel corso della chiacchierata con la mia amica americana è un po' la seguente: in quale misura al fallimento dei partiti socialdemocratici europei - o più concretamente, dell'italiano PD - di cui scrive Piketty può aver contribuito un progressivo deteriorarsi dei meccanismi di selezione della classe politica, che ha portato a promuovere persone non necessariamente stupide, ma spesso pericolosamente supponenti e arroganti? Vi è stato, insomma, un qualche tipo di circolo vizioso, in cui il fallimento ha impoverito i meccanismi di selezione e promozione, e un tale impoverimento ha progressivamente reso più inevitabile il fallimento?
Domanda aperta, e da maneggiare con cura, perché il "noi" (gente pulita) contro il "loro" (classe politica mediocre e corrotta) è un segno distintivo dei populismi, e personalmente desidero mantenermene alla larga.
martedì 29 ottobre 2019
Paraculo: è sprezzatura?
Stavo cercando di spiegare a un'amica americana il significato del termine "paraculo". Ho trovato questa definizione:
"Paraculo: f. -a; pl.m. -i, f. -e (volg.) si dice di persona furba e opportunista, abile nel fare il proprio interesse senza darlo a vedere" (diverse fonti).
Il "senza darlo a vedere" l'ho evidenziato io, perché l'aspetto di dissimulazione mi pare importante.
L'arte della dissimulazione è al centro del concetto di sprezzatura, di cui riporto la definizione classica che ne dà Baldassarre Castiglione ne "il Cortegiano (1528):
""Trovo una regula universalissima, la qual mi par valer circa questo in tutte le cose umane che si facciano o dicano più che alcun altra: e cioè fuggir quanto più si po, e come un asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò, che si fa e dice, venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi…
Da questo credo io che derivi assai la grazia: perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia; e per lo contrario il sforzare e, come si dice, tirar per i capegli dà somma disgrazia e fa estimar poco ogni cosa, per grande ch’ella si sia. Però si po dire quella essere vera arte, che non pare essere arte; né più in altro si ha da poner studio che nella nasconderla: perché, se è scoperta, leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato»
Il dubbio che mi è sorto è il seguente. Che quest'idea della dissimulazione sia da noi rimasta, almeno in filigrana, in più di un nostro modo di "essere italiani". Nel perseguire certi obiettivi senza darlo a vedere, perché sarebbe "inelegante"; e quando ci si occupa di qualcosa, in qualche modo nel fingere di pensare ad altro. Forse nel pensare veramente ad altro: perché la vera sprezzatura non può che essere perfettamente introiettata.
Il dubbio mio, insomma, è che della nobile e rinascimentale sprezzatura qualcosa sia rimasto: almeno nell'italica paraculaggine, e chissà se in altro ancora.
Commenti benvenuti - anche se dissimulati e pensando ad altro.
lunedì 28 ottobre 2019
Man shot, killed at DeKalb Burger King after fight
Questo è il Burger King dove lavorai io per tutto un inverno.
Man shot, killed at DeKalb Burger King after fight; suspect in custody, By Raisa HabershamJohn Spink, The Atlanta Journal-Constitution, 8 maggio 2017.
domenica 27 ottobre 2019
Non dire che sei italiano
La settimana scorsa, a cena da Nicola e Chiara, ho rivisto Marco dopo tanto tempo.
Si è parlato anche di sport e Marco ci ha riferito che tutte le settimane gioca a calcio, perché gli piace.
Quasi casualmente sono incappato in un breve video di qualche anno fa. Eravamo a Cuzco, in Perù.
martedì 22 ottobre 2019
¡Lea esa vaina, carajo, para que aprenda!
¡Lea esa vaina, carajo, para que aprenda!
Così disse Álvaro Mutis, salite le sette rampe di scale che lo portavano all'abitazione di un giovane Gabriel García Márquez, allora a Città del Messico, mentre gli consegnava il Pedro Paramo di Juan Rulfo.
Ieri ho ascoltato un lungo podcast della radio pubblica spagnola su Rulfo (nella foto, "en el nevado de Toluca", non lontano da Città del Messico), che in sua vita fu tante cose a piccole dosi. Pubblicò tre libri, fu fotografo e si occupò di cinema d'avanguardia.
Lessi il Pedro Paramo tanti anni fa e vorrei rileggerlo.
"¡Lea esa vaina, carajo, para que aprenda!", di Alba Díaz, El Mundo, 28 febbraio 2018.
lunedì 21 ottobre 2019
Trauma in Cile
Su un terrazzo di Valparaíso c'eran due musicisti.
In certi paesi il Trauma quasi si respira. Trauma con la maiuscola: ricordi troppo recenti di violazioni dei diritti umani, di violazioni di un popolo, da parte di dittature feroci o di eserciti. In Cambogia e nell'ex-Yugoslavia per esempio. Stranamente, non lo notai in Vietnam, paese forse troppo occupato a guardare avanti. E la Russia è un'altra storia, troppo stratificata e complessa.
Su quanto sta accadendo in Cile leggo i commenti di Carolina, che mi ospitò nel suo B&B di Valparaíso. Città con un sindaco giovane, Jorge Sharp, e alla testa di una coalizione progressista.
Si respirava un'aria quasi irreale, in Cile, ed è bastato l'aumento del biglietto della metropolitana per far rilasciare la tensione come una molla.
Anche la sede del El Mercurio di Valparaíso è andata in fiamme. Ricordo, è il quotidiano più antico del Cile, e tra i più antichi del mondo.
Il Cile "caso di successo": certamente per la minoranza che vi possiede quasi tutto, ma non per quelli a cui capita di dover prendere la metropolitana.
Saqueron e incendiaron El Mercurio, el diario más antiguo de Chile, El Periódico/Agencias. Valparaíso - Domingo, 20/10/2019 - 05:23
lunedì 14 ottobre 2019
Tra le righe dell'Università di Ferrara
Niente da fare: altro diniego alla richiesta di accesso civico appena giunto a Daniele Oppo e a "Estense.com".
Ma nel testo vi si legge una cosetta non da poco:
"Le ricerche di cui trattasi, risalenti agli anni 1998 - 2009..."
Fermi tutti. Il 15 maggio 2018 Leonid Schneider indicò chiaramente (*) alla Commissione etica dell'università di Ferrara tutte le pubblicazioni di Zauli segnalate da Pubpeer:
https://pubpeer.com/search?q=zauli
Attualmente, ne sono elencate 42; allora, erano oltre 30. Tra queste vi sono diverse pubblicazioni successive al 2009.
Ma solo un professore dell'Università di Ferrara può sollevare un caso presso la Commissione etica, e così lo fece l'interessato stesso, il Prof. Zauli (avrebbe potuto agire la Commissione etica stessa, allora presieduta dal Prof. Andrea Pugiotto, ma il coraggio non è di casa in riva al Po).
Cosa significa l'ammissione odierna dell'Università di Ferrara, che Zauli alla Commissione etica comunicò solo alcune delle sue oltre 30 pubblicazioni allora segnalate su Pubpeer? Quali si, e quali no?
Tempo fa lo chiesi per iscritto al dott. Giuseppe Galvan (resp. anticorruzione dell'Università di Ferrara) e non mi rispose. Trovo affascinante il modo in cui questo dirigente interpreta il suo ruolo, che include responsabilità importanti per quanto riguarda i conflitti di interesse.
(*) Pubblico col permesso di Leonid Schneider:
From: Leonid Schneider <[indirizzo email omesso]>
Date: Tue, 15 May 2018, 09:58
Subject: Dati manipolati dentro pubblicazioni di Rettore Zauli
To:
Buon giorno
Io sono un giornalista indipendente con specialità di etica di ricerca.
Questo e' il nuovo articolo da oggi su la mia pagina, For Better Science:
https://forbetterscience.com/2018/05/15/flawed-cytometry-of-rector-giorgio-zauli/
Adesso rapporto che ci sono tanti dati gravissimo manipolati dentro
pubblicazioni di Giorgio Zauli e Paola Secchiero. In particolarmente,
dati di FACS e di Western blot.
https://pubpeer.com/search?q=zauli
Per favore, contattarsi mi se avete bisogno più informazione o spiegazione.
Auguri e salve
--
Correzione, 14/10/2019, ore 19:07: il testo indicava la presenza di 43 pubblicazioni segnalate da Pubpeer. In realtà, apprendo che l'ultima pare essere stata aggiunta per errore. Si riporta ora che le pubblicazioni del Prof. Zauli segnalate sono solo 42.
Ma nel testo vi si legge una cosetta non da poco:
"Le ricerche di cui trattasi, risalenti agli anni 1998 - 2009..."
Fermi tutti. Il 15 maggio 2018 Leonid Schneider indicò chiaramente (*) alla Commissione etica dell'università di Ferrara tutte le pubblicazioni di Zauli segnalate da Pubpeer:
https://pubpeer.com/search?q=zauli
Attualmente, ne sono elencate 42; allora, erano oltre 30. Tra queste vi sono diverse pubblicazioni successive al 2009.
Ma solo un professore dell'Università di Ferrara può sollevare un caso presso la Commissione etica, e così lo fece l'interessato stesso, il Prof. Zauli (avrebbe potuto agire la Commissione etica stessa, allora presieduta dal Prof. Andrea Pugiotto, ma il coraggio non è di casa in riva al Po).
Cosa significa l'ammissione odierna dell'Università di Ferrara, che Zauli alla Commissione etica comunicò solo alcune delle sue oltre 30 pubblicazioni allora segnalate su Pubpeer? Quali si, e quali no?
Tempo fa lo chiesi per iscritto al dott. Giuseppe Galvan (resp. anticorruzione dell'Università di Ferrara) e non mi rispose. Trovo affascinante il modo in cui questo dirigente interpreta il suo ruolo, che include responsabilità importanti per quanto riguarda i conflitti di interesse.
(*) Pubblico col permesso di Leonid Schneider:
From: Leonid Schneider <[indirizzo email omesso]>
Date: Tue, 15 May 2018, 09:58
Subject: Dati manipolati dentro pubblicazioni di Rettore Zauli
To:
Buon giorno
Io sono un giornalista indipendente con specialità di etica di ricerca.
Questo e' il nuovo articolo da oggi su la mia pagina, For Better Science:
https://forbetterscience.com/2018/05/15/flawed-cytometry-of-rector-giorgio-zauli/
Adesso rapporto che ci sono tanti dati gravissimo manipolati dentro
pubblicazioni di Giorgio Zauli e Paola Secchiero. In particolarmente,
dati di FACS e di Western blot.
https://pubpeer.com/search?q=zauli
Per favore, contattarsi mi se avete bisogno più informazione o spiegazione.
Auguri e salve
--
Correzione, 14/10/2019, ore 19:07: il testo indicava la presenza di 43 pubblicazioni segnalate da Pubpeer. In realtà, apprendo che l'ultima pare essere stata aggiunta per errore. Si riporta ora che le pubblicazioni del Prof. Zauli segnalate sono solo 42.
lunedì 7 ottobre 2019
Statistiche estreme
Statistiche estreme ho scoperto col mio orologio. Negli ultimi 365 giorni ho corso per 102 ore. Più di 900 km: se fossi partito da Bologna sarei arrivato alla periferia nord di Francoforte. E dato che corro in collina, in un anno ho scalato quasi due Everest.
Ho poi nuotato 166 ore. Considerato che fendo l'acqua a una velocità di tre km all'ora abbondanti, equivalgono poniamo a 530 km. Immaginando che alla corsia d'emergenza dell'Autosole sostituiscano una bel budellone di vasca (sarebbe ora), partendo dalla Piscina olimpionica dello Stadio (nuovo svincolo: da fare) significa arrivare a Caserta a nuoto.
Non so quanto ho camminato, perché non è poi che io stia lì a contare tutto.
Correndo, nuotando e camminando si mantiene una buona salute non fisica, ma mentale. Se non lo facessi, penso, mi si incontrerebbe per le vie del centro con la barba lunga mentre parlo, urlo, da solo. Così, invece, e dovendo anche lavorare, proprio non ho il tempo di andare in centro.
sabato 5 ottobre 2019
Free Nelson Mandela
"Comrades, welcome to Hide Park, and to the Free Nelson Mandela Rally". Così iniziò e ovviamente io c'ero: Forrest Gump mai manca agli appuntamenti con la storia.
E c'erano i Simple Minds, Jonas Gwanga, l'arcivesvovo Desmond Tutu...
Era il 17 luglio del 1988. Il volantino della manifestazione da allora serve da segnalibro al VII volume dei "collected writings" di J. M. Keynes (uno a caso) che avevo comprato pochi giorni prima.
Continuando a ritroso: arrivai a Londra perché una prof di madrelingua inglese, che doveva accompagnare un gruppo di diciasettenni romagnoli, ebbe un imprevisto all'ultimo minuto. Con poche ore di preavviso chiesero a me di sostituirla e d'istinto risposi si (d'istinto rispondo sempre si). Insegnai inglese in Inghilterra, e fu una specie di terapia contro la sindrome dell'impostore.
PS: Ecco il manifesto: in rete c'è tutto.
domenica 29 settembre 2019
Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione
Passo la vita a cercare di colmare un'enorme ignoranza che mi attanaglia e quasi non mi lascia respiro. Per esempio, non sapevo che esistesse un piccolo paese che si chiama Gazoldo degli Ippoliti, situato a una ventina di chilometri da Mantova. E là ho appreso, grazie a gentilissimi ospiti, che vi si trova la sede della Marcegaglia. Neppure conoscevo la vicenda del suo fondatore, Steno Marcegaglia. Una di quelle storie del boom economico, e dei grandi italiani che lo fecero - alcuni noti e arricchitisi, come lui, altri ignoti e magari rimasti con quel che avevano, ma grandi anche loro.
Ero con Alberto Vannucci, autore insieme a me del libro che abbiamo presentato, e Duccio Facchini, Direttore di Altreconomia. Ho conosciuto il sindaco, Nicola Leoni, che è un tipo simpatico, e altri amministratori. L'occasione è stata la quinta edizione di Raccontiamoci le mafie, organizzata dal Comune di Gazoldo degli Ippoliti in collaborazione con Avviso Pubblico. Bello. Eravamo addirittura in streaming (in alto la registrazione), a beneficio del folto pubblico intergalattico che non ha potuto partecipare di persona.
Una cosa che raccontiamo sempre quando presentiamo "Lo zen e l'arte della lotta alla corruzione" è che ci siamo divertiti a scriverlo e che vi si trovano numerose citazioni cinematografiche. Avrei voluto scrivere una pagina per metterle tutte in fila, tali citazioni, insieme ai video corrispondenti. Non ho mai trovato il tempo per farlo, ma chissà che prima o poi non accada.
lunedì 23 settembre 2019
Università di Ferrara, e i suoi prof di scarso valore / 2
Durante il finesettimana ho letto con attenzione tutto quel che è uscito sulla stampa sulla vicenda che coinvolge l'Università di Ferrara e il suo Rettore, Prof. Giorgio Zauli. Ho fatto presto: non c'era molto da leggere.
Credo con qualche voce in capitolo (a tempo perso mi occupo di media), ho concluso che mai si è travalicato l'esercizio del diritto di cronaca e (per l'Estense.com) la richiesta di trasparenza. Richiesta non solo legittima, ma doverosa - in democrazia, almeno.
In un comunicato ufficiale dell'Università di Ferrara, il Rettore Zauli ha affermato che "sono nuovamente apparsi su alcuni organi di stampa 'non notizie' destituite di ogni fondamento". Non ne ho trovato traccia. E Zauli continua affermando che "non verrà ulteriormente tollerata la diffusione di notizie calunniose e chiaramente diffamatorie per tutelare la reputazione mia personale e soprattutto dell'Ateneo, che continuerò a dirigere con disciplina e onore fino al 31 ottobre 2021." Disciplina, Onore.
Tale comunicato stampa è poi scomparso dal sito dell'Università di Ferrara, ma non dal progetto "archive.org": eccolo qui.
Sul sito dell'Università di Ferrara è stata inoltre data notizia di una "Manifestazione di solidarietà al Rettore", "in merito ai recenti e reiterati attacchi comparsi sulla stampa nei suoi confronti". E siccome tali "attacchi" non esistono, l'unico attacco visibile è rappresentato dalla manifestazione di solidarietà medesima: contro chi fa il suo lavoro di giornalista. E tralasciamo che usare risorse pubbliche per un'iniziativa così partigiana e discutibile (coinvolgere l'istituzione Università di Ferrara, il suo sito Web, due sue dipendenti con tanto di indirizzo email "istituzionale") è, come minimo (minimo), inelegante.
Hanno manifestato solidarietà 366 docenti, una buona maggioranza. Dopo qualche giorno anche questo documento è scomparso dal sito dell'Università di Ferrara, ma è ben visibile altrove, per esempio qui.
Nella copia disponibile in rete figurano solo 365 nomi, uno in meno del totale dei firmatari. Il nome mancante (l'ultimo arrivato e il meno entusiasta? chissà) è come se avesse vinto la lotteria. Perché non deve esser bello che, in futuro, qualcuno possa dirti: hai partecipato a un attacco alla libertà di stampa, garantita dalla Costituzione e cardine della nostra democrazia.
In tanti, contro pochi: la geometrica potenza del gregge.
Nota, 23/10, 15:27:
- In rete è apparsa copia della lista completa dei 366 firmatari. Non la riporto, perché mi piace continuare a riconoscere, al 366esimo, la fortuna.
- Sulla scomparsa delle pagine dal sito ufficiale dell'Università di Ferrara (e su altro), si vedano le domande pertinenti di Daniele Oppo su Estense.com. Anche queste saranno considerate parte dei "reiterati attacchi" al Rettore Zauli? Quanta pazienza ci vuole.
martedì 17 settembre 2019
Occhi da orientale
Se invece di "Occhi da orientale" di Daniele Silvestri, Claudio avesse deciso di far fotografie per "L'ombelico del mondo" di Jovanotti, il viaggio sarebbe stato problematico.
Nella mappa manca Tashkent e Almaty. Mezzi usati, praticamente tutto: bus, marshrutka, taxi, treno e autostop, "по пути". Gente bellissima.
PS. 1/10/2019. Claudio ha scritto un bel papiro su Samarcanda.
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lunedì 16 settembre 2019
Caso Università di Ferrara: un vero thriller.
Oggi ho rilasciato un'intervista sul "caso" che coinvolge l'Università di Ferrara e il suo rettore, il Prof. Giorgio Zauli.
Dopo alcuni interventi di quest'ultimo che mi sono parsi francamente molto sopra le righe (il paragone implicito a Goebbels per aver chiesto trasparenza a un'amministrazione pubblica, ammetto, mi ha provato), mi è sembrato opportuno tentare di smorzare i toni. Per come so fare.
Unife, il professor Picci sul caso Zauli: “C’è un mistero da risolvere”. Di Sergio Gessi.
Dopo alcuni interventi di quest'ultimo che mi sono parsi francamente molto sopra le righe (il paragone implicito a Goebbels per aver chiesto trasparenza a un'amministrazione pubblica, ammetto, mi ha provato), mi è sembrato opportuno tentare di smorzare i toni. Per come so fare.
Unife, il professor Picci sul caso Zauli: “C’è un mistero da risolvere”. Di Sergio Gessi.
domenica 15 settembre 2019
Tashkent spaziale
Appresi della metropolitana di Tashkent, che solo da poco tempo è consentito fotografare, da un articolo sul Guardian: contiene belle foto ed era inutile ripetersi. Così ci siamo concentrati sulla stazione di Kosmonavtlar - i cosmonauti.
E' bellissima. Le foto le ha fatte Claudio Caprara ma io dirigevo e davo ordini.
Icaro
La prendono un po' alla lontana, ma poi tranquilli che fanno un bel salto.
L'uomo, la mente, l'universo
Questo, secondo me, è per ambientare il vistatore. Ora si passa ai protagonisti.
Konstantin Tsiolkovsky
Konstantin Eduardovich Tsiolkovsky (1857-1935) fu un pioniere dell'astronautica. Tra i suoi lavori (wikipedia) "designs for rockets with steering thrusters, multistage boosters, space stations, airlocks for exiting a spaceship into the vacuum of space, and closed-cycle biological systems to provide food and oxygen for space colonies." In due parole: un genio visionario.
Sergei Korolev
Sergei Pavlovich Korolev, "Главный Конструктор", o "Progettista Capo", guidò il progetto spaziale sovietico negli anni del trionfo. Figura bigger than life sulla quale ogni tanto ritorno: qui, e qui. A Korolev penso molto spesso.
Yuri Gagarin
Yuri Alekseyevich Gagarin (1934-1968). Primo uomo in orbita, il 12 aprile (da allora, "giorno del cosmonauta") del 1961. Memorabile il dialogo con Korolev, alla partenza (qui). Поехали!
Valentina Tereshkova
Valentina Vladimirovna Tereshkova, nata nel 1937. Prima donna in orbita, il 16 giugno 1963. Ora è deputata di "Russia Unita", con posizioni favorevoli alla chiesa ortodossa. E dire che noi che osservammo il cielo, avanti e indietro, e non trovammo né Dio né gli angeli.
Alexei Leonov
Alexei Arkhipovich Leonov, nato nel 1934. Il primo ad uscire dalla navicella, il 18 marzo del 1965. Comandò anche la capsula Soyuz della missione Apollo-Soyuz, che apparirà tra poco. Una carriera da generale, e grande passione per il disegno e per l'arte.
Programma Luna
Dal 1959 al 1976 l'Unione Sovietica inviò diverse sonde automatiche sulla Luna. Luna 9, per esempio, fu la prima sonda ad effettuare un atterraggio "morbido" sulla superficie lunare. Nell'immagine, il Luna 1, che nel 1959 fu il primo satellite artificiale della luna.
Apollo-Soyuz
Luglio 1975, epoca di détente: sovietici e americani si incontrarono in orbita. Lo annunciò la radio del barbiere: mi stavo tagliando i capelli. Da qualche parte devo ancora conservare l'adesivo della missione: da bambino ero molto spaziale. Penso di esserlo rimasto un tipo spaziale, come vi dimostrerò a breve.
Interkosmos
Negli anni '70 e '80, Interkosmos fu un programma di "internazionalismo spaziale", per così dire, a beneficio principalmente degli alleati dell'Unione sovietica. Recentemente ho acquistato una bella t-shirt col logotipo di questo programma.
Vladimir Dzhanibekov
Doveroso, a Tashkent che nel 1942 gli diede i natali, celebrare Vladimir Aleksandrovich Dzhanibekov. Andò in orbita ben cinque volte - la prima, nel 1978, con la Soyuz 27. Anche lui poi si dedicò alla politica, e all'arte.
E concludo dichiarando che all'uscita dalla metropolitana di Tashkent mi sono sentito anch'io molto orbitante, e ho iniziato a girare, e a girare, come una specie di Vitruvio dervisho.
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare di questo viaggio, ma parto da questo dettaglio, dalla stazione degli astronauti della Metropolitana di Tashkent. Che è immagine del cosmo, e così al tempo stesso racchiude tutto.
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