mercoledì 28 dicembre 2016
Misure ragionevoli
Il numero di pagine lette in un anno, che Anobii comunica, è misura idonea della salute mentale: più leggo e meglio sto. Un'idea che di per sé può apparire leggermente squilibrata; ma si consideri che viviamo in un'epoca portata alle quantificazioni. Inoltre, se usati in modo compulsivo, i numeri divengon cabala, esoterici e mistici, e tortuosamente si trasformano in non-numeri e si annullano. E' un meccanismo ben congegnato.
Il 2016 è stato un anno di scarse letture, con tutte le conseguenze del caso. Almeno, ieri sera ho terminato Anna Karenina di Tolstoj.
In Guerra e pace mi aveva fatto riflettere una concezione della storia che mi era parsa orientale. In Anna Karenina colpisce ovviamente Anna, che forse si può definire una figura femminista. Poi c'è Levin, che filosofeggia, e mi pare che faccia il paio con Andrei di "Guerra e pace". C'è Stiva, che si diverte, e ovviamente Vronski, che a mio avviso non ne esce così male.
E si incontrano tante riflessioni sulle condizioni materiali di una società estremamente diseguale che produsse quel secolo incredibile di letteratura russa, da Pushkin in poi. Anche per questo, ci vorrebbe più tempo, per approfondire e per capire meglio, ma se leggo in russo procedo lentamente, e se il numero delle pagine quest'anno è stato modesto, è anche per questo intoppo - ho letto anche Oblomov di Goncharov.
Nel 2017, per raggiungere un livello certificato di sanità mentale più elevato, mi concentrerò su lingue in cui sono in grado di procedere speditamente. La cabala va aiutata, e per questo basta essere ragionevoli, e io lo sono, come il numero di pagine che ho letto tre anni fa ha ampiamente dimostrato.
lunedì 19 dicembre 2016
Pushing the envelope
Il ministro Poletti che afferma: "«Conosco gente che è andata via e il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi»". L'omicidio dell'ambasciatore russo in Turchia. Sembra che tutti stiano spingendo l'inviluppo. Che in Italiano come espressione non funziona, ma vediamo Tom Wolfe', in "The Right Stuff" (1979):
"One of the phrases that kept running through the conversation was ‘pushing the outside of the envelope’... [That] seemed to be the great challenge and satisfaction of flight test."
Poi ricordi che l'ambasciatore russo Griboedov fu assassinato a Teheran l'11 febbraio 1829, e pensi che "l'inviluppo" è sempre stato spinto, da una parte o dall'altra.
Griboedov era persona molto interessante, e scrisse un libro famoso, Горе от ума. Lo comprai alcuni anni fa, a Mosca. In un'edizione elegante che si intitola "Prosa e versi"; un'opera omnia, penso. Non l'ho mai letto.
Non so se Andrei Karlov, l'ambasciatore assassinato oggi, avesse velleità letterarie. E' irrilevante, ma siamo come condannati a cercare collegamenti. O almeno, io lo sono. E dai miei collegamenti è rimasto fuori, poverello, il Ministro Poletti, dal quale ero partito. E' persona vacua, e quel che dice non ha neppure la dignità di essere sbagliato: è inutile.
Il titolo del libro di Griboedov può essere tradotto con "Che guaio l'ingegno!". Il New York Times parla di rotta di collisione tra Turchia e Iran. La Russia farebbe bene a tenersi fuori, per manifesto karma negativo: nei due paesi, si è già giocata due ambasciatori. Poletti. Wolfe. Buonanotte.
venerdì 16 dicembre 2016
Profonda riflessione
Leggendo oggi i giornali, e pensando ad altre vicende accadute in questi giorni, e nei mesi passati, sono addivenuto a questa profonda riflessione:
In Italia, se non sei un cialtrone, non fai strada.
Ci si potrebbe scrivere la "fenomenologia della classe dirigente italiana": avere curriculum più o meno taroccati; essere plagiari e situarsi in alto nelle istituzioni, e osservare le cialtronate altrui in silenzio, facendole proprie, crea dipendenze reciproche, e possibilità più o meno grandi di ricatto, e tiene insieme un gruppo al vertice.
E un gruppo al comando (non si sa bene di cosa) che ha trovato il modo per tenersi insieme è esattamente la definizione di classe dirigente.
Qui sopra c'è la foto di Gramsci, che tanto scrisse sul concetto di "classe dirigente". E' un'associazione cialtronesca, ma, con questa nebbiolina che da due settimane permane e che mi si è infilata dentro le ossa e tra le giunture, mi sento così debole, e nutro una tal voglia di appartenere, anch'io. Prendetemi tra voi: saprò farvi sfigurare.
martedì 13 dicembre 2016
Hacks
"A filing cabinet broken into in 1972 as part of the Watergate burglary now sits beside a computer server that Russian hackers breached during the 2016 presidential campaign, both on display in the basement of the Democratic National Committee’s headquarters in Washington.
La foto è molto significativa. Questo articolo nel New York Times fa il punto su una vicenda di cui sentiremo parlare ancora per molto.
"“This tale of ‘hacks’ resembles a banal brawl between American security officials over spheres of influence,” Maria Zakharova, the spokeswoman for the Russian Foreign Ministry, wrote on Facebook."
Qui c'è l'idea che sia una questione di turf tra CIA e FBI. La Zakharova è un personaggio interessante.
The Perfect Weapon: How Russian Cyberpower Invaded the U.S., di Eric Lipton, David E. Sanger, e Scott Shane. The New York Times, 13 dicembre 2016.
giovedì 8 dicembre 2016
Complesso militare-industriale
Il Washington Post di oggi segnala preoccupazione per il gran numero di nomine di militari all'interno della prossima amministrazione Trump.
Nel suo famoso discorso di commiato, il 17 gennaio 1961, il Presidente Eisehnhower mise in guardia dai pericoli per la democrazia "complesso militare-industriale". Per la prima volta infatti, in seguito alla seconda guerra mondiale e con l'inizio della guerra fredda, gli Stati Uniti avevano forze armate ingenti e in modo continuativo, e con una costellazione crescente di enti di ricerca e laboratori (Darpa, Sandía, ecc). Del video, si vada al minuto 8:41.
Anche l'Italia ha un suo complesso militare-industriale (forze armate, Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, una costellazione di imprese e di interessi, e i vari servizi segreti). In democrazia, queste presenze ingombranti vanno gestite. Nominare ministri degli ex-generali non è il metodo migliore. Non tutti sono Eisenhower, che, forse proprio perché era un ex-militare, sapeva bene di che cosa stava parlando.
"President-elect Donald Trump has selected retired Marine Gen. John F. Kelly as secretary of homeland security, officials familiar with the decision said Wednesday, recruiting a third former member of the military’s brass to serve at the highest levels of his administration.
Trump’s choice of Kelly — and his continued deliberations about tapping as many as two more military figures for other posts — has intensified worries among some members of Congress and national security experts that the new administration’s policies may be shaped disproportionately by military commanders.
Trump hires a third general, raising concerns about heavy military influence, di Philip Rucker e Mike DeBonis, 7 dicembre 2016, The Washington Post.
martedì 6 dicembre 2016
Vinciamo largo
Mi pare che un buon commento sull'esito del referendum sia questo, di Luigi Zingales. Buono, nel senso che lo condivido.
Riguardo all'esperienza del governo Renzi, a me è sempre parso che non sia stata di rottura, ma solo un more of the same esasperato e quasi drogato. Il suo rilanciare continuo è figlio di quel "governare per annuncio" al quale eravamo da lungo tempo assuefatti, concausa, e al tempo stesso risultato, della delegittimazione della classe politica. La sua impazienza volontaristica ha privilegiato le scorciatoie, che non funzionano mai, rispetto al lavoro di medio-lungo periodo all'interno dell'amministrazione, che solo può permettere di fare passi in avanti. Due esempi per tutti: le cattedre Natta all'Università, e la task force di Diego Piacentini (quanto inglese inutile, in questo governo!) alla digitalizzazione. E il botto finale, l'insensato referendum, altro non è stata se non l'apoteosi dell'eterna "retorica della riforma" - dal titolo di un pamphlet del '94 di Gambetta e Warren.
Rispetto il punto di vista di tanti amici che han votato "si" e che si considerano - loro, e non noi - gli alfieri del cambiamento. Ma non sono d'accordo. Il cambiamento è sempre questione complessa, ed è vero che non si vedono all'orizzonte coalizioni che abbiano una qualche chance in questo senso. Ma quello di Renzi, del cambiamento è stato solo un simulacro, che nei fatti ha incancrenito ulteriormente certe pratiche ed illusioni di cui invece dovremmo liberarci.
L'immagine in alto, esempio di comunicazione futilmente "sparata", l'avevo tenuta, negli ultimi insopportabili giorni di campagna elettorale, in attesa di tempi migliori.
domenica 4 dicembre 2016
Le matite
L'accusa delle matite presuntamente cancellabili ai seggi (non entro assolutamente nel merito) è la conclusione ideale di questa vicenda referendaria.
Lasciamo agli Stati Uniti i sospetti di hackeraggio, da parte di potenze straniere, delle stazioni di voto elettronico. Noi abbiamo invece gli umarell che, di soppiatto, fanno un segnetto con la matita d'ordinanza su un pezzetto di carta nascosto in tasca, per verificare, con gomma clandestina, se davvero il voto si può cambiare.
Settimane di tensione, che alla fine si stemperano così: stavamo comunque scherzando.
mercoledì 30 novembre 2016
Astroturfing su Internet
"Al di là della loro prevedibilità, rimane comunque il fatto che tra ottobre e novembre è nata una specie di campagna parallela per il Sì, che ha impiegato tecniche da astroturfing per disseminare e rendere appetibili specifici contenuti in spazi dove la politica fa parecchio fatica ad entrare, riuscendo a recuperare il gentismo in una chiave politica opposta. In poche parole: una campagna di marketing politico da manuale."
Le pagine buongiorniste passate a fare campagna per il Sì al referendum, di Leonardo Bianchi. Vice, 30 novembre 2016.
A beneficiare del primo caso di astroturfing su Internet in una campagna elettorale in Italia (è raccontato tra le righe in un vecchio libro), fu un anziano signore che oggi si è ufficialmente schierato per il "si" al refendum costituzionale.
Oggi si parla molto del tema, insieme alla percepita proliferazione di notizie false - si vedano per esempio i vari articoli di giornalismo investigativo sulle attività russe che sono apparsi negli ultimi mesi. Si trattà di attività su scala industriale; le tecniche sono note, e necessitano di risorse ed organizzazione. Non vi vedo un elemento di creatività importante, ma probabilmente mi sfugge qualcosa, e sono influenzato dall'idea romantica di quella nostra prima realizzazione rudimentale, un po' guascona, ma rumorosa.
Si dovrà avere un riallineamento di qualche tipo: stiamo assistendo all'affermarsi di nuove tecniche di "manipolazione", in senso lato, in assenza di antidoti. Almeno nel breve periodo, si aprono varchi di opportunità per chi è più bravo, e soprattutto, spregiudicato. E' una situazione rischiosa, e già osserviamo esiti in parte spiegabili dalla rincorsa ineguale, di metodi emergenti, avanti, e contromisure, arretrate.
lunedì 28 novembre 2016
Réquiem habanero por Fidel
Qualche tempo fa ho letto un libro di Armas Marcelo, "Réquiem habanero por Fidel". Termina con la morte di Castro, che l'autore immagina diversamente da come si è avverata. E' un bel libro; si veda anche questa recensione.
domenica 27 novembre 2016
In alto
Perché tornare giù, quando giù non si vede niente - là in mezzo dovrebbe esserci il borgo di Pracchia.
In basso, c'è il dibattito referendario che ti aspetta, dappertutto, anche nascosto vigliaccamente in mezzo a quelle nuvole, viste questa mattina all'alba dal Rifugio del Montanaro.
Questa è la volpe del rifugio del Montanaro, e ha un viso molto espressivo. Mesi fa con un morso mi tranciò un cordino della tenda. C'è un certo rapporto, tra noi due.
In lontanza, il crinale del Monte Gennaio. Al buio si può camminare, evitando i sentieri scoscesi e pericolosi. Invece, forse, anche i sentieri ignoti ed esposti si fan percorrere al buio, perché sempre da qualche parte si arriva.
Si arriva per via di casualità. Se questa mattina a Porretta non si fosse rotto il frigorifero di una pasticceria, quel tecnico pistoiese dell'assistenza non si sarebbe fermato a raccogliere un autostoppista, lungo la strada altrimenti deserta. Sempre festeggio le ulteriori diramazioni possibili.
lunedì 21 novembre 2016
Gassman legge l'Art. 70
"[...] di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. [...]"
Ci vorregge Vittorio Gassman per recitare la futura costituzione italiana, e in particolare il suo irraggiungibile Articolo 70, se verrà approvata la proposta di modifica il 4 dicembre.
E' una proposta da rispedire al mittente, prima ancora di considerare il merito, perché il testo è incomprensibile. Una costituzione, invece, è un testo che deve poter essere raccontato al popolo. In un'epoca di scollamento tra cittadini e istituzioni, deve bastar questo per rispondere, garbatamente, così non va, e così non sarà.
Si dirà, ma se vince il "no" cade Renzi e arrivano i barbari. Ma scrivendo leggi (addirittura, costituzionali) in questo modo, e aumentando lo scollamento tra cittadini e istituzioni sempre più incomprensibili e autoreferenziali, ai barbari si stende il tappeto rosso. Quando si è con la testa quasi sotto all'acqua, scalciando a caso si va ancora più sotto: ci vorrebbe un po' di raziocinio.
P.S. D* mi segnala questo:
venerdì 18 novembre 2016
L'arte del rilancio
Sto studiando il referendum. Prima considerazione, a latere (e irrilevante rispetto al merito della proposta):
Quando avrà vinto il "si" (poniamo), e si constaterà che non si saranno manifestati gli effetti salvifici promessi (come è avvenuto per jobs act, "buona scuola", 80 euro, ecc.), si dovrà rilanciare ancora.
E' incerto se, per farlo, si proporrà l'indispensabile Grande Riforma Intergalattica, oppure si convincerà il Paese che è assolutamente necessario modificare i Dieci Comandamenti. E' difficile rispondere, essendo la politica, nell'epoca di Matteo Renzi, l'arte del rilancio possibile.
martedì 15 novembre 2016
Come il maiale
"Среди ночи, в 2.33 мск, 15 ноября Следственный комитет России сообщил на своем сайте, что против министра экономического развития Алексея Улюкаева возбуждено уголовное дело по признакам преступления, предусмотренного ч. 6 ст. 290 Уголовного кодекса (получение взятки в особо крупном размере)."
Dove la corruzione alligna, i casi sono talvolta molto rumorosi. L'arresto del ministro Uliukaev, in Russia, che sarebbe stato colto in flagrante mentre riceveva una tangente da due milioni di dollari, ne è un esempio.
Invariabilmente, la corruzione diventa arma di lotta politica, da parte di fazioni accusatrici (variabilmente corrotte) al potere. In certo senso, la corruzione è come il maiale: non si butta via niente.
Задержан министр экономического развития Алексей Улюкаев, di Ксения Болецкая, Александра Прокопенко, Маргарита Папченкова. Ведомости, 15 novembre 2016.
lunedì 14 novembre 2016
Dalla friggitoria alle Ande
Duemila chilometri in pullman, duecento a piedi, e cento in nave. Da una friggitoria sul porto canale di Fiumicino, sino a Buenos Aires, passando per Valparaíso, Santiago de Chile, le Ande, Mendoza, Córdoba, e l'Uruguay.
Mi ha colpito l'arte, in questi paesi: i murales, i centri culturali, le tante biblioteche, e la musica.
Le foto belle le ha fatte Claudio. Valgano, per ora, queste immagini.
Valparaíso. Con sensación de mareo.
Libreria El Ateneo Grand Splendid. Presentación del libro de Eduardo Sacheri. Si dice che a Messi interessa solo il calcio, e anche una tale informazione, lì, assume un non so che di letterario.
Buenos Aires. Sabato in città.
Santiago de Chile. Il blues dell'andare a casa.
venerdì 11 novembre 2016
Meta-ipertesti
Anche quest'anno, per parlare della "New Hollywood", che in ultima analisi fu il risultato della decisione dell'Antitrust americana, nel '47, di obbligare le major a vendere le sale cinematografiche, ho mostrato l'inizio di "Easy Rider". Si è parlato anche di altri temi così disparati, ma collegati tra loro, che non ho voglia di menzionare in pubblico.
A volte mi pare che la struttura e i contenuti del mio corso in "economia dei media" solo rappresentino un'elaborata serie di scuse per proporre agli studenti una sorta di ipertesto barocco. E che non siano i contenuti a definire il corso che insegno, ma la loro mappa.
giovedì 10 novembre 2016
Punditry
Ci sono i pundit ex-ante (che hanno sicuramente ragione prima dei fatti), e quelli ex-post (che teleologicamente hanno ragione dopo).
In questi giorni, prevalgono i secondi. Ci vuole pazienza.
mercoledì 26 ottobre 2016
Meridian, Mississippi
La Raytheon ha annunciato che, "qualora la Forza Aerea statunitense dovesse scegliere il T-100", l'aereo verrà assemblato a sarà assemblato a Meridian, Mississippi (vedi qui).
Il governatore dello Stato è Phil Bryant, un repubblicano. Meridian è nel distretto elettorale MS3, e vi saranno elezioni l'8 novembre. L'incumbent è un repubblicano, Gregg Harper, e lo sfidante democratico è Dennis Quinn - a sua volta un ex-Repubblicano (vedi qui). Pare che le chance del democratico siano quasi nulle.
I contributi di Raytheon per il ciclo elettorale 2016 sono qui.
In alto, City Hall, a Meridian, dove forse qualcuno saprebbe mettere insieme questa informazioni e trovarne un senso, che io fatico a trovare. Io prima di scegliere avrei atteso l'8 novembre, per esempio, ma sicuramente mi sfugge qualcosa.
domenica 23 ottobre 2016
AT&T e Time Warner
Nel 2000 vi fu la sfortunatissima fusione tra American on Line e Times Warner. Una simile fusione, in sedicesimo, si ebbe in Italia. Coinvolse Telecom Italia, La Sette (TV), Pagine Gialle, e il portale Virgilio. Andò a finire male anche quella, in parte per ragioni politiche: toccare i fili della televisione in Italia non porta(va) bene.
La notizia dell'acquisizione di Time Warner da parte di AT&T è di quelle importanti; in un certo senso vendica, 16 anni dopo, l'idea di espansioni "diagonali" di quel tipo. Nel mentre, abbiamo assistito al trionfo delle "piattaforme" e alla graduale espansione nel settore della creazione dei contenuti da parte di alcune tra le principali - Amazon, Apple, ecc.
Da vedere se il regolatore americano permetterà quest'unione. Una buona prova per la futura presidentessa degli Stati Uniti.
giovedì 20 ottobre 2016
giovedì 13 ottobre 2016
Problemi di comunicazione pubblica
Da leggere con attenzione le dichiarazioni del Presidente Renzi alla Camera (ANSA, 12 Ottobre 2016).
A) "Il fatto che gli ingegneri in Italia costino meno che altrove è un fatto di competitività. Se una brochure del ministero fa notare che si spendono meno soldi nel costo del lavoro perché è più basso che in altri paesi come Germania e Olanda è un fatto di competitività".
B) "Il vero dramma italiano è che in questi anni il differenziale tra ciò che va agli imprenditori e ciò che prende il lavoratore è troppo basso".
Se è vero "A" (il costo degli ingegneri, per chi li assume, da noi è basso) ed è vero "B" (gli imprenditori in Italia guadagnano troppo poco in più, rispetto al già poco che - vedasi al punto "A" - costano e verosimilmente guadagnano i loro ingegneri), segue che fare una brochure per invogliare ad investire in Italia è un bello spreco di carta.
Al massimo, si invogliano investimenti nel settore della comunicazione pubblica, considerata l'ormai netta impressione che da noi latiti un'offerta di qualità. E così forse si capisce anche la logica sottostante il fertility day: puntare il dito su un problema d'offerta, ma passando dal lato della domanda. Molto astuto.
lunedì 10 ottobre 2016
По Уссурийскому краю
По Уссурийскому краю, ovvero, "Nella terra degli Ussuri". E' il diario che racconta i viaggi di Vladimir Klavdiyevich Arsenyev nel 1902 e 1907 nell'estremo oriente russo.
Di Arsenyev scrive Michelle Nijuis sul New Yorker ("A fuller vision of Russia's Far East"):
"As an officer in the Imperial Russian Army, Arsenyev was charged with inventorying the natural resources and strategic advantages of the territory, which China ceded to Russia in the mid-nineteenth century. But he is best remembered for his popular accounts of his adventures, which transported his compatriots to forests and steppes where Chinese and Korean were spoken as often as Russian."
La Nijuis aggiunge:
"In one of the book’s most memorable scenes, Arsenyev and the tracker Dersu Uzala, a member of the indigenous Nanai people, are caught in a blizzard after Arsenyev disregards his companion’s warnings. Dersu Uzala takes charge of the situation, building a shelter out of a stand of reeds and, as Arsenyev freely admits, saving both of their lives. (In 1972, the Japanese director Akira Kurosawa made an Academy Award-winning film about the pair’s exploits.)"
Di Dersu Uzala abbiamo persino una foto, che ripropongo dal New Yorker, insieme alla didascalia: "Dersu Uzala, left, and another expedition member at a trapper’s cabin".
E così arriviamo al Dersu Uzala di Kurosawa, e io stesso sono colpito dalla quantità di collegamenti che si stabiliscono in queste pagine, e senza sforzo alcuno. Anzi, se qui c'è uno sforzo, è per mantenere le cose semplici e sotto controllo, che altrimenti questo blog sarebbe tutto uno schizzare fuori tangente, anziché l'esercizio di sobrietà che a tutti risulta.
Non ho letto По Уссурийскому краю. Da circa sei mesi sono impegnato con Anna K., ma quando avro terminato con lei (proprio oggi è andata di nascosto a trovare il figlioletto, nel giorno del suo compleanno), chissà che non decida di lanciarmi anche nella terra degli Ussuri, e di Dersu, che ne deve sapere a pacchi di escursioni; escursioni selvagge, come quelle che piacciono a me.
giovedì 6 ottobre 2016
"Economia dei media" ha votato
Anche gli studenti di "economia dei media" hanno votato. E' un corso del primo anno della laurea magistrale in "Mass media e politica", sempre alla scuola di Scienze Politiche del campus di Forlì dell'Università di Bologna.
Erano 44, e hanno votato tutti. Il quesito, lo stesso di prima "Sei favorevole a che nel corso di economia dei media si rispettino le regole di integrità accademica (innanzitutto: non copiare, non plagiare)?
I "Si" sono stati 38, e i "no" 6. Il volere della maggioranza varrà per tutti.
In alto, le operazioni di voto, che si sono svolte regolarmente. Qui sotto, la commissione delle scrutatrici al lavoro. Per ultimo, il verbale conclusivo.
Qui, i risultati dell'altro corso.
Perché si è votato lo spiego qui.
"Quantitative methods" ha votato
Gli studenti di "quantitative methods" hanno votato. E' un corso di econometria applicata alle scienze sociali che insegno (in inglese) principalmente a studenti del corso di laurea magistrale in Scienze internazionali e diplomatiche, ma che è mutuato anche da studenti iscritti ad altri corsi di laurea. Circa un terzo degli studenti è straniero. Quest'anno, sono abbastanza numerosi i russi (vedi sotto).
Il quesito era: "sei favorevole a che nel corso in quantitative methods si rispettino le regole di integrità accademica (innanzitutto: non copiare / non plagiare)".
Erano presenti 54 studenti. I "Si" sono stati 42, e i "No", 8. Tre voti nulli, e un non votante, contato come "astenuto".
L'esito è chiaro: in questa classe, rispetteremo le regole.
Riporto quel che era scritto in uno solo dei tre voti annullati: "Putin 146%". Siamo all'università, e una dose di goliardia, anche nelle cose serie, per me non è fuori luogo.
In alto, le operazioni di voto. Qui sotto, le scrutatrici al lavoro e, in fondo, quel che potremmo all'incirca chiamare il verbale dei risultati. Nel pomeriggio, vedremo cosa decideranno gli studenti dell'altro corso che insegno.
Perché si è votato lo spiego qui.
Qui, i risultati dell'altro corso.
mercoledì 5 ottobre 2016
Plagio e regole: votano gli studenti
Giovedì 6 ottobre
I risultati del voto, corso in Economia dei media
I risultati del voto - corso in Quantitative methods.
Risultato complessivo: circa l'85% di "Si" (al rispetto delle regole) in entrambi i corsi.
Al termine, un mio ex-studente mi ha intervistato - vedi in fondo a questa pagina.
Mercoledì 5 ottobre
(Per chi non conosce i fatti, c'è un breve riassunto in fondo).
Per i motivi che ho espresso in una (ormai arcinota) lettera, non mi considero legittimato dall'Università di Bologna a fare rispettare ai miei studenti le regole di base dell'integrità accademica - in primis, il "non copiare".
Ho quindi chiesto loro di esprimersi, con una votazione che avrà luogo domani. Se la maggioranza si dichiarerà a favore del rispetto delle regole, tutti dovranno rispettarle. Altrimenti, eviterò di vigilare, non sentendomi legittimato a farlo.
La legittimità di quel che facciamo è importante, e quando manca da una parte, la si cerca da un'altra. Così ho chiesto ai miei studenti di fornirmi quella legittimità che l'Università di Bologna mi nega: non potendo in classe rappresentare l'Alma Mater, rappresenterò loro. Del resto, mi autorizza una gloriosa tradizione: lo studium bolognese, che fu associazione di studenti, come nel bassorilievo sopra.
Ho discusso con i miei studenti, sia in classe, sia privatamente. Non abbiamo parlato soltanto di regole, ma anche, in un certo senso, di chi siamo. Che cosa vuol dire essere un'università? Se noi professori fossimo solo degli erogatori di servizi formativi, e gli studenti dei clienti, la mia "provocazione" sarebbe del tutto fuori luogo: il plagio accademico solo sarebbero "panni sporchi" che noi professori dovremmo lavare in privato.
Ma io sono sempre stato convinto che questo luogo incredibile dove lavoro sia qualcosa di diverso e, forse, di più. E ho apprezzato le opinioni dei miei studenti, su un tema che, si potrà dire, nulla aveva a che fare con il punto di partenza - il plagio, le regole, la responsabilità istituzionale. In questa settimana abbiamo così avuto l'occasione di ragionare su cos'è l'università, e quale il nostro ruolo e le nostre responsabilità. Mi è parso un fatto positivo.
Domani, in ciascuno dei due corsi che insegno, sulle regole decideranno gli studenti, a maggioranza e a scrutinio segreto. Io sono convinto che le regole siano importanti, e non per moralismo, ma perché sono utili: per molti motivi, una comunità che non rispetta e che non interiorizza un insieme di regole non va da nessuna parte. Per questo, spero che domani vi sia un'ampia maggioranza di "si". Ma qualunque risultato si avrà, credo, farà riflettere.
Comunicherò i risultati in questa pagina domani (giovedì) non appena mi sarà possibile.
Riassunto
Ho scritto ai miei studenti per denunciare la presenza, all'Università di Bologna, di un "sistema di impunità" del plagio accademico, e ho posto una questione di coerenza, e di legittimità, riguardo al rispetto delle regole anche da parte loro (qui la lettera).
La settimana scorsa, dopo che della questione hanno molto parlato i mezzi di informazione, in Italia e all'estero (vedi la rassegna stampa) il Rettore Ubertini ha rotto quattro mesi di silenzio, per non smentire una virgola dei fatti che ho riportato.
Tutto era iniziato prima dell'estate, quando, con uno sparuto gruppo di colleghi, abbiamo chiesto al Rettore di chiarire i fatti riguardo alla consegna del titolo di "emerito" a un professore che in passato l'Università di Bologna aveva affermato essersi macchiato di gravi episodi di plagio accademico (vedi qui). Stiamo ancora aspettando che il Rettore Ubertini risponda.
Un'intervista
Di Matteo Traballoni, giovedì 6 ottobre.
martedì 4 ottobre 2016
Bribes
Non sono un bibliofilo feticista, non annuso la carta dei libri, e se non arriverò mai a bruciarli nel camino, come faceva il Pepe Carvalho di Montalbán, principalmente è perché non ho un camino.
Ma a volte cado nella trappola. Un collega americano mi avevano segnalato il quasi dimenticato "Bribes", di John T. Noonan, Jr., e ho scoperto che in Italia l'unica copia disponibile si trova all'Università di Torino. Grazie a quella stupenda biblioteca-boutique che si trova nel secondo cortile, o, a voler scavare un buco in diagonale dal pavimento, a dieci metri circa dal mio ufficio, me l'hanno spedita in prestito inter-bibliotecario. Da un paio di settimane la sto leggendo.
Parla della storia della corruzione, a partire dagli albori della civiltà, ed è la rara opera di un erudito o, come si direbbe in inglese, di un polymath. E' un libro unico in più di un senso, ma mi piacerebbe conoscere quell'ora anziano giudice ed accademico statunitense che, qualche decennio orsono, lo scrisse.
Sono riuscito a comprarne una copia negli Stati Uniti, è arrivata ieri, e ammetto ora il piacere che provo nel possedere questo oggetto. La copia appartenne alla biblioteca di uno sconosciuto community college. Ma nulla è sconosciuto oggi - vedi qui - e tutto si trova su Internet, anche libri da 839 pagine, scritte, decenni orsono, da un personaggio forse geniale, e sicuramente con una vena di follia.
mercoledì 28 settembre 2016
Ennio Flaiano
Sono deluso dalla lettera inviata oggi da una professoressa dell'Università di Bologna a tutte le colleghe docenti. Inizia così:
"Care Colleghe, Gli spiacevoli attacchi che in questi giorni colpiscono l'immagine del nostro Ateneo e della componente docente non possono rimanere inascoltati e dobbiamo ribellarci. Ha fatto bene il Rettore a intervenire in modo puntuale. La grandissima maggioranza di docenti, ricercatrici e ricercatori si impegnano nella vita accademica, nella ricerca, nella didattica e nelle tante attivita' istituzionale con assoluta onesta intellettuale."
Deluso, perché avrei pensato che il primo messaggio di difesa corporativa sarebbe arrivato prima.
Il ritardo mi preoccupa: cari colleghi, c'è qualche problema? Non avete ancora iniziato a firmare petizioni per appoggiare il silenzio del rettore Ubertini? E perchè si parla di "attacchi" genericamente "spiacevoli", e non, anche, "vigliacchi"?
Ricordate quel che prescrisse Flaiano: in difesa del vincitore non basta incamminarsi distrattamente: bisogna correre. Op-op!
Perché dispiace
Dispiace per un motivo, che scrivo in fondo.
Dopo quattro mesi di silenzio, ieri il Rettore Ubertini ha parlato. C'è voluta una bufera mediatica per smuoverlo; il problema però non è di comunicazione (anche quello), ma di sostanza.
Ubertini non ha smentito una virgola dei fatti che ho riportato nella lettera ai miei studenti. E non ne ha chiarito nessuno.
In particolare, si è nuovamente rifiutato di raccontare la verità sul caso Lorenzini. Per non chiarire, "il Rettore pronuncia la parola magica: privacy", e "certamente [dei casi] non diamo evidenza pubblica, in futuro valuteremo" (*). Certamente. Vedremo. In futuro.
I valori che Ubertini comunica agli studenti non sono quelli che racconta in conferenza stampa, ma quelli che pratica. Quali: difesa della segretezza; rifiuto di raccontare una verità che, qua dentro, anche le pietre conoscono.
Per proteggere chi?
Perché dispiace. Perché da questa Caporetto, l'Università di Bologna ne esce danneggiata, e non è giusto, per il lavoro di tanti, che spesso è di altissima qualità.
(*) Luigi Ferrarella, "Sanzioni al prof per plagio. Il rettore: "c'è la privacy". Il Corriere della Sera, 28 settembre 2016, pg. 23.
martedì 27 settembre 2016
La domanda era semplice
Per mesi abbiamo chiesto a Francesco Ubertini di raccontare la verità dei fatti. Tutto qui: solo la verità.
Il docente fa copiare gli studenti: «Per noi prof il plagio è impunito», di Luigi Ferrarella. Il Corriere della Sera, 26 settembre 2016.
TGR Emilia-Romagna. Servizio di apertura del notiziario delle 14:30. Ripreso nel notiziario delle 19:30. 26 settembre 2016.
L’autodenuncia del prof contro i plagi. «Non vigilerò più sugli studenti», di Marina Amaduzzi. Il corriere di Bologna, 26 settembre 2016.
La rassegna stampa sulla vicenda.
giovedì 22 settembre 2016
Schiaffo a Roma
Girano eh, quando ti toccano il portafoglio.
PS.
Enzo Marinari, sul tema, regala la seguente parabola delle volpi e del pollaio:
"Mi sembra molto ingenuo chi pensa di poter usare i grandi eventi per cambiare le cose. E' come se tu avessi in casa 37 volpi che non si comportano come vuoi. Speri di addestrarle ma e' difficile, non ti riesce bene. Allora compri un pollaio, lo metti li' e speri che questo non ti renda più difficile il lavoro di addestrarle o che, anzi, te lo faciliti. Invece no, in realtà se ci pensi bene, è ovvio che la presenza del pollaio complica tutto."
mercoledì 21 settembre 2016
Medice, cura te ipsum
Dopo la campagna sulla fertilità avevamo il sospetto, ma ora c'è la certezza: al Ministero della Salute sono totalmente fuori di testa.
Confrontare qui (opuscolo su "Prevenzione infertilità e sterilità" del Ministro della salute, file PDF, e qui (sito di clinica dentistica UK).
Non oso chiedermi da dove abbiano taroccato la foto dei fattoni su sfondo giallo.
martedì 20 settembre 2016
Mezza
Corsetta sui colli e mi sono distratto. Quando ho guardato il percorso, ho visto che mancavano meno di quattro chilometri e allora mi sono detto, "facciamo una mezza". Alla fine, 21 chilometri e mezzo, mezza maratona abbondante.
In vita mia non avevo mai corso così tanto, ma la settimana scorsa con la luna piena avevo sentito delle strane vibrazioni. Vero, ho impiegato il tempo del record mondiale della maratona intera, insomma della doppia distanza. Forse la prossima luna piena mi porterà altri cambiamenti, rendendomi più veloce. Sarò un fulmine, per i colli di Bologna.
L'altro giorno leggevo che correndo si torna al nostro "primal self" (qui). A me una volta correre non piaceva per niente, ma son passate tante lune piene e ora ci ho preso gusto. E l'io primario al quale sto tornando penso che sia un lupo mannaro.
lunedì 19 settembre 2016
Appunti biennali
Com’è la Biennale di Architettura di Filippomaria Pontani. Il Post.
La cattiva coscienza della Biennale targata Rolex. di Paola Somma, Eddyburg.
Banche al fronte di Paola Somma.
E poi il curatore, Alejandro Aravena, il cui ufficio è in Av. Los Conquistadores 1700, Piso 25 A, 7520282 Providencia, Santiago, Chile.
Elefante Blanco
Ieri sera alla Cineteca di Bologna ho visto un altro film di Pablo Trapero, "Elefante Blanco". Un film potente.
Della colonna sonora mi è rimasto nelle orecchie questo pezzo, Las cosas que no se tocan, degli Intoxicaados. Alzate il volume: è perfetto per iniziare la settimana.
Per "elefante bianco" si intende una grande opera, infrastrutturale o industriale, incompiuta o inutile. Qui l'elefante bianco è un enorme ospedale incompiuto (vedi qui). E nella storia si intersecano altri progetti incompiuti, o precariamente continuati.
domenica 18 settembre 2016
Soy Yo
C'è poco da fare: si dovrà andare anche in Colombia. In Colombia vorrei andare a Cartagena, innanzitutto. E' che è un risiko complesso.
"Since the music video dropped last week for Bomba Estéreo's 2015 hit, "Soy Yo," the video has drawn attention — and plaudits — across the world. It's been called an ode to little brown girls everywhere. A swaggier Little Miss Sunshine. An empowerment anthem."
In 'Soy Yo' Video, Bomba Estéreo Pays Tribute To 'What's Inside Of You', NPR Staff, 18 settembre 2016.
venerdì 9 settembre 2016
Apeninos 2016
Questo è il lago di Barrea: vi siamo arrivati circa a metà settimana. Non è mia la foto, come quasi tutte quelle che seguono. I due José del gruppo (Pepe de Díos, e Carrasocsa Moreno) sono molto più bravi di me. Se cliccate su una foto, diventa più grande e sprizza tutto il suo splendore.
Oltre a loro, nella spedizione Apeninos 2016, c'era Antonio Barros, Alfonso Lasso, Bernabé Rico, Enrique Zejalbo Martín, Consuelo e Marco Giansante, e Marco Bertamini. E io, nel parco nazionale d'Abruzzo.
All'aeroporto di Bologna ho raccolto Marco B., che volava da Liverpool. Marco è il mio psicoterapeuta da quasi trent'anni. A giudicare dai risultati, è un incapace integrale. Fece anche parte dell'equipaggio del Moro di Venezia Ombra, la barca che pilotai nella baia di San Diego, nel tentativo di speronare il vero Moro di Venezia (c'è un fondo di verità).
Ci siamo fermati in spiaggia a Roseto degli Abruzzi, e abbiamo fatto un bagno con Consuelo e col piccolo Marco, che anche lui è una mia vittima. Con loro ci siamo diretti al luogo di convergenza dei diversi capitoli di Correcaminos: Ortona dei Marsi.
Quando siamo arrivati, il capitolo spagnolo era già là. Qui si vede José e Antonio, e a sinistra, Franco e Angela, che ci hanno ospitato al B&B Milonia. Andateci, noi ci siamo stati benissimo.
Un Antonio pensieroso.
Una foto di gruppo la mattina successiva, di quelle che si fanno, in gita.
Il punto di partenza della prima giornata di cammino era più a sud, in questo paese che si chiama Bisegna.
Un scritta così ti infonde coraggio, e ti fa capire che hai scelto davvero il luogo giusto, per misurarti con le forze ostili in agguato sul cammino.
Siccome era il 21 giugno, ogni tre per due incontravamo una banda che suonava in onore di San Giovanni. Da quelle parti ci credono molto, a San Giovanni.
Le forze ostili non si son fatte vedere da subito, e anzi, all'inizio sembrava un'allegra scampagnata.
Poi c'è stato un rannuvolamento, di forze ostili.
Alfonso ha un cappello da cowboy che francamente toglie serietà al difficile momento qui rappresentato.
E questo è stato il primo giorno. Ventinove chilometri, un anello con ritorno a Bisegna.
Da lì siamo andati a Opi, dove ci siamo fermati due notti.
Opi è il paesino che si vede dietro la testa mia e di José.
O se preferite, sopra l'ombrello di Antonio.
E tutt'attorno a Marco. E' uno di quei paesi perfetti che si trovano in Italia, malgrado noi.
Dimenticavo: questi sono José e Alfonso. Dietro a loro, si intravede Opi.
Abbiamo incontrato degli animali molto cornuti.
Siamo saliti sul Monte Marsicano, 2245 metri. Mi pare che sia il secondo più alto del parco.
Una salita brutale. La prima parte, in faggeta.
Scuro, nuvole, un po' di pioggia. Io mi impaurisco sempre, quando in montagna fa brutto. Ho paura dei fulmini.
Qui ero già più tranquillo.
Lo "spirito correcamino" è un sentimento che ti porta fuori strada. Apri una mappa per giustificare una scelta che dentro di te hai gia preso: "andare di là". Di là dove? In mezzo a un bosco impenetrabile, giù a precipizio... non importa. Quel che importa, è che non vi sia sentiero. E così abbiam fatto, giù a precipizio per un canalone, e siamo arrivati prima a Pescasseroli, e poi tornati a Opi.
E' importante scrutare la mappa con attenzione, dibattere, e poi deliberare, facendo finta di avere le idee molto chiare.
A Opi, la sera c'era una festa e un concerto. L'ho detto che era San Giovanni. E così s'è conclusa la seconda giornata. Ventisette chilometri, attorno ad Opi. Non tutti han partecipato, chiaro: purtroppo, c'è sempre chi si imbosca.
Perchè non si andava certo tutti insieme. Ognuno "a su bola", come si dice in spagnolo. Il terzo giorno ero con José Carrascosa e Marco Bertamini. Una camminata di trasferimento, da Opi a Civitella Alfedena, lungo una delle valli più belle del parco, per poi salire a un passo, e scendere per un'altra valle.
Questi siamo noi tre.
Dicevo, che abbiamo risalito una valle molto bella.
Ribadisco, era una bella valle.
Alla mia sinista si vede un'enorme sorgente, forse un fenomeno carsico, non so bene.
Marco era un po' provato.
Abbiamo pranzato coi piedi in un ruscello. Io, che all'igiene tengo moltissimo, ho fatto sette abluzioni.
Siamo arrivati a questo bivacco, dove saremmo tornati dopo pochi giorni, percorrendo un altro sentiero.
Qui c'è José che fa l'aeroplanino. A noi piace molto fare l'aeroplanino.
Infine siamo arrivati a Civitella, dove abbiamo fatto base per tre giorni.
Sembrava una gran impresa, ma alla fine, nel terzo giorno, abbiamo camminato soltanto 21 chilometri.
Il quarto giorno, prima siamo andati alla Camosciara, e poi, abbiamo circumnavigato il lago di Barrea.
Abbiamo incontrato dei cavalli che erano carichi come dei muli.
Questo camoscio non l'ho visto io. Io in montagna non vedo mai animali. Penso sia una questione di odori, e mi evitano.
Neppure questi. José li ha visti, questi. E' lui che vede sempre gli animali, forse perché ha una pelle diversa.
Questa è la Camosciara.
Cascate, ambiente bucolico, insomma, per me è l'ideale.
Dopo tante cazzate, ci vuole una pausa di riflessione.
Di ritorno dalla Camosciara, ci siamo diretti verso il lago di Barrea, dove c'è una flottiglia di pedalò. Mi sono sentito a casa.
Ho solcato le acque.
Il paese di Barrea è questo. E' molto bello.
E' tutto perfetto.
Questa è la vista del lago, dal paese.
Così è stato il quarto giorno, venticinque chilometri.
Il quinto giorno è stato più breve. Siamo tornati al bivacco sotto il Monte Capraro, ma per un cammino ben diverso.
Abbiamo raggiunto un lago prosciugato.
Ampi spazi silvestri.
Momenti di riposo e di deliberazione, prima di perdersi.
Ampie viste stupende.
Alcuni hanno rischiato la vita.
Per fare questa foto.
Questo sono io che, di fronte a tanta bellezza, allargo le braccia.
Solo una quindicina di chilometri, ma ormai si era stanchi.
E così è finita: il 29 giugno, il capitolo iberico di Correcaminos si è diretto verso Roma. Io, con Marco, verso l'Adriatico.
Ci siam fermmati, sul ponte, noi e la Dacia Rossa.
E i ricordi si fan sfumati, e avanzano delle foto che non so bene dove collocare, e allora le inserisco, scombinate, qui di seguito.
José ha una passione per fotografare animali che si riproducono. Bah.
Questa sembra di Robert Capa.
Alfonso e gli ampi spazi.
Le tonalità del verde, in giugno.
Gli alberi, che a volte, per davvero, sarebbero da abbracciare.
L'orso?
Un'intellettuale in alta quota.
Nuvole a bassa quota.
E alla fine, tante chiacchiere tra amici: così è stato Apeninos 2016, appuntamento annuale, che segue le edizioni precedenti (la prima fu nel 2009), e precede le numerose future.