martedì 21 febbraio 2012

Italiani di San Diego


Il Salk Insitute è nella direzione del glider port, lo strapiombo sull'oceano da dove partono i deltaplani e i parapendii per sfruttare la corrente ascensionale che viene dal mare. Li vedevo volare dalle vetrate dell'aula 205, durante le lezioni dei primi due anni di dottorato. Inverni assolati e secchi e gite nel deserto: quella vista assurda di gente che svolazzava ad infinitum sopra lo strapiombo completava la mia percezione di una realtà sintetica e di plastica, che allora accompagnavo spesso con la musica, anche lei sintetica e di plastica, di Brian Eno.

Il Salk Institute, così legato all'invenzione del vaccino contro la poliomelite, è una delle opere di Louis Kahn, uno dei più grandi architetti del ventesimo secolo (Paul Golberger, il critico di architettura del The New Yorker, ne ha scritto belle pagine nel suo "Why Architecture Matters" - Yale Univ. Press, 2009).

Non sapevo chi fosse Kahn e per me il Salk Institute era soltanto "quello della polio", luogo di lavoro di amici e conoscenti che facevano ricerca in questo o quello dei tanti istituti che circondano il campus dell'Università di California a San Diego. Molti di loro erano italiani, come Renato Dulbecco, che è morto ieri, e che al Salk era distinguished Professor and President emeritus.

Convinsi Il Manifesto ad accreditarmi come giornalista presso la Coppa America - Gardini contro i neozelandesi, Il Moro di Venezia, un gran circo pittoresco. Per me, party crashing d'alto bordo: c'erano delle belle feste, e la Moët & Chandon era sponsor ufficiale.

Alla fine, per Il Manifesto scrissi anche un articolo, in cui raccontai questa comunità. Si intitolava, "Italiani di San Diego", e si trova ancora su Internet (qui).

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