venerdì 17 febbraio 2012

Warholize Corruption


Come l'anno scorso, la Corte dei Conti apre l'anno giudiziario e i giornali titolano sulla corruzione e su quanto ci costa. La Repubblica: "Corruzione, ci costa 60 miliardi l'anno". L'Unità: "La corruzione dilaga ancora: 60 miliardi l’anno". La Stampa: "Il presidente Giampaolino: «L'illegalità dilaga, per il Paese il costo è di 60 miliardi l'anno».

La Corte dunque ha fatto i conti? Giammai. Ne' il presidente Giampaolino (nella foto), ne' la Corte dei Conti, han fatto due più due. Come del resto riferisce l'articolo de La Repubblica, "il procuratore generale aggiunto della Corte dei Conti, Maria Teresa Arganelli, nella sua relazione [ha sottolineato che] "Se l'entità monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SAeT del Dipartimento della Funzione Pubblica rispetto a quanto rilevato dalla Commissione Ue [...] l'Italia deterrebbe il 50% dell'intero giro economico della corruzione in Europa". Tuttavia, secondo Arganelli, si tratta di un dato "che appare invero esagerato per l'Italia, considerando che il restante 50% si spalmerebbe senza grandi problemi negli altri 26 Paesi dell'Unione Europea" (qui la relazione della Arganelli - La sezione in questione in realtà è opera di Alfredo Lener, vedasi a pg. 103).

I conti (coi quali la Corte non sarebbe d'accordo) li avrebbe allora fatti il Servizio Anticorruzione e Trasparenza (SAeT), ora presso il Dipartimento della Funzione Pubblica. Ma nella sua più recente relazione al Parlamento si legge: "le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Kimoon, a Vienna il 2 settembre 2010, in occasione dell’inaugurazione della Accademia Internazionale Anticorruzione, hanno confermato l’infondatezza della fantasiosa stima di 60 miliardi di euro, o anche “…ben superiore …” secondo alcuni, quale costo della corruzione ogni anno in Italia." (a seguire, pg. 6, per la continuazione del discorso).

Il procuratore Arganelli ha letto Lener, che ha interpretato male la relazione del SAeT (full kudos in ogni caso per averla aperta: un atto di coraggio e di ammirevole abnegazione al dovere), e i giornalisti hanno stravolto le peraltro chiare parole della Arganelli.

Così nascono i titoli dei giornali in Italia. Così nasce l'utilizzo retorico dell'informazione quantitativa - crocianesimo nell'età di Internet, con venature barocche, e sottofondo pop: Warholize Corruption.

1 commento:

  1. è un po' come quando il 26 dicembre i telegiornali analizzano gli sprechi di cibo degli Italiani relativi al pranzo di Natale. chissà con quali metodi vengon oquantificati?

    Ad ogni modo, in questa logica di sensazionalismo e notiziabilità giornalistica vedo un lato positivo: non tanto la riduzione della corruzione di per sè, quanto un sostegno alla crescente ondata di sdegno popolare contro sprechi, corruzione, evasione dei ceti più abbienti...

    RispondiElimina